Immigrazione. Dopo 17 anni, Frontex finisce imputata alla Corte Diritti dell’Uomo

by Dimitri Deliolanes * | 25 Luglio 2021 9:14

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Per la prima volta nei 17 anni d’esistenza Frontex è imputato di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’imputazione è grave: sul confine marittimo tra Grecia e Turchia l’organismo europeo avrebbe tradito la sua missione: salvaguardare il rispetto dei «principi europei» verso i richiedenti asilo. Il ricorso alla Corte è stato promosso da una Ong olandese in collaborazione con l’Osservatorio Greco sugli Accordi di Helsinki e due gruppi europei di sostegno legale. Il ricorso avviene per conto degli accusatori: un minore non accompagnato e di una donna. Accusano Frontex di maltrattamenti e di respingimenti anche violenti verso la Turchia.

Secondo la loro versione, i due ricorrenti erano riusciti a sbarcare più volte a Lesbos, dove erano entrati in contatto con esponenti delle strutture di solidarietà ed avevano presentato domanda di asilo. Prima ancora che la domanda fosse presa in considerazione, le forze di polizia avevano segregato loro ed altri richiedenti asilo in luoghi di detenzione, li avevano maltrattati e derubati ed alla fine, di fronte ai funzionari di Frontex, costretti a imbarcarsi su zattere trascinate verso le acque turche e lasciate là in balia delle correnti, senza cibo e senza acqua.

È dal marzo del 2020 che il governo conservatore greco ha adottato verso i barconi provenienti dalle coste turche la strategia dei respingimenti, secondo l’accusa seguita anche da Frontex. Atene ha collegato i respingimenti con la provocazione intentata pochi giorni prima da Erdogan a Evros, il confine terrestre con la Grecia, dove più di 150 mila profughi e migranti si erano scontrati con polizia ed esercito greco per circa un mese.
Da allora il fronte si è spostato nelle isole dell’Egeo: i pattugliatori della Guardia Costiera turca spesso accompagnano i barconi nelle acque territoriali greche e quelli greci cercano di bloccarli e di rimandali in Turchia.

In questa situazione di grande rischio per i migranti ci sono state numerose denunce sulla partecipazione di Frontex alle operazioni di respingimento della Guardia Costiera e della polizia greca nelle isole dell’Egeo, che spesso si traducono in tragedie: l’ultimo naufragio è di giugno, con 11 morti. Il respingimento dei richiedenti asilo viene applicato dai poliziotti quasi automaticamente. A fine giugno due donne kurde, dirigenti del partito turco della sinistra Hdp, hanno attraversato il confine di Evros e hanno subito chiesto asilo. Ma la polizia greca le ha consegnate alle autorità turche. La storia, tenuta nascosta, è stata resa nota dai rifugiati kurdi in Grecia.

Di recente anche l’Europarlamento è arrivato alla conclusione che Frontex dovrebbe prendere in esame l’eventualità di sospendere le sue attività oppure di ritirarsi dal territorio greco. Frontex ora è accusata di essere venuta meno ai suoi doveri. Di difendere le leggi e le regole Ue, di impedire cioè alle autorità locali di comportarsi illegalmente. Per due esponenti dell’Osservatori Greco il ricorso alla Corte Europea è avvenuto poiché «la Grecia ha già dimostrato di non essere uno stato di diritto».

* Fonte: Dimitri Deliolanes, il manifesto[1]

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