G20. Global tax, una truffa: pagheranno solo 78 multinazionali
Pagheranno poco in pochi. La ricerca dello European Network for Economic and Fiscal Policy Research permette di comprendere la truffa sull’aliquota globale minima delle tasse sulle multinazionali costruita dai governi e presentata come un evento storico al G20 di Venezia. Oxfam: “Portare subito l’aliquota al 25%. All’Italia tra 7 e 11 miliardi in più all’anno”
Il G20 dei ministri delle finanze ha avvallato ieri a Venezia l’accordo-quadro raggiunto in seno al BEPS Inclusive Framework dell’Ocse il 1 luglio scorso. Secondo i ricercatori dello European Network for Economic and Fiscal Policy Research la tassa globale minima interesserà solo 78 delle 500 aziende più grandi del mondo e permetterà di ottenere complessivamente 87 miliardi di dollari. Quasi il 45% di questo totale (cioè 39 miliardi di dollari) sarà versato dalle aziende tecnologiche statunitensi. I Big tech come Amazon, Apple, Microsoft, Alphabet, Intel o Facebook da soli pagheranno circa 28 miliardi di dollari. In Europa le imprese con entrate superiori a 20 miliardi di dollari saranno solo 37.
L’estrema modestia delle cifre rispetto all’evasione e all’elusione colossali in corso da almeno quarant’anni, e sempre di più da quando il capitalismo è diventato anche digitale, è direttamente proporzionale all’enfasi usata anche ieri per celebrare un evento che non è storico. È una truffa politica. Il trucco sta nell’avere applicato un’aliquota minima modesta (15%), molto vicina alla media già usata dagli stati che fanno concorrenza fiscale sleale come l’Irlanda (12,5%), solo alle aziende con entrate superiori a 20 miliardi di dollari con un tasso di rendimento sulle entrate superiore al 10%. È questa la ragione della drastica limitazione della tassa minima a un numero di soggetti che comunque non supererà i 100 in tutto il mondo. Non solo. L’aliquota al 15% non rappresenta il livello di tassazione minima effettiva cui le multinazionali verrebbero di fatto assoggettate. Bisogna prevedere gli sconti. Ci sarà infatti una generosa serie di deduzioni che ridurranno considerevolmente la base imponibile. In pratica, se l’aliquota minima non venisse subito incrementata si rischierebbe di veder trasformata l’attuale corsa al ribasso che premia le società che si vorrebbe tassare
È incredibile da crederlo ma dall’accordo sono state escluse le società finanziarie. «Questa decisione riduce l’assegnazione totale di circa la metà, anche se questa stima è complicata dal diverso trattamento contabile delle banche» sostiene Martin Simmler, coautore del documento. Cosa fare per non accettare di farsi prendere in giro dai governi? Ridurre radicalmente la soglia dei ricavi da 20 miliardi di dollari a 750 milioni di euro. Ciò permetterebbe di aumentare aumenterebbe il numero di aziende di almeno 13 volte. E poi è necessario aumentare di dieci volte l’aliquota minima, dal 15% al 25%. Questo significa che gli Stati potrebbero imporre aliquote ancora più alte, ma non ancora pari ad almeno il 40% per recuperare il livello degli anni Settanta.
«Una convergenza sul livello di aliquota della tassazione minima effettiva nel range 21%-25/ permetterebbe anche all’Italia di aumentare considerevolmente l’extra-gettito annuo, passando dai 2,3 miliardi di euro stimati con un’aliquota al 15%, fino a 7-11 miliardi con le due aliquote più elevate – sostiene Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia sui dossier di giustizia economica -Il 21% rappresenta tra l’altro l’aliquota a cui l’amministrazione Biden dichiara di voler portare, a prescindere dai risvolti negoziali, il proprio regime di tassazione minima per contribuire in modo più robusto al finanziamento dell’ambizioso piano di rilancio economico adottato per superare il Covid».
* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto
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