El Salvador, l’ex presidente-guerrigliero Ceren colpito da mandato di cattura
La vendetta di Bukele, sempre più uomo solo al comando. Il rispettatissimo “comandante Lionel” accusato di corruzione. Ma il suo successore si è impadronito anche della magistratura
Clamoroso mandato di cattura per presunta malversazione di fondi in El Salvador nei confronti dell’ex presidente Sanchez Ceren, fra i massimi dirigenti della ex guerriglia del Frente Farabundo Martì para la Liberación Nacional (Fmln, oggi partito politico). Lo ha emesso il nuovo procuratore della repubblica Rodolfo Delgado, nominato da poco dall’attuale presidente Nayib Bukele (subentrato a Sanchez nel 2019).
Il Fronte ha governato per due mandati dal 2009 al 2019 scalzando alle urne la destra oligarchica di Arena che era stata alla guida del paese dalla fine della guerra civile (1992).
L’ordine di detenzione per peculato e riciclaggio è stato estesa anche ad altri nove fra ex ministri e vice, e si riferisce al primo periodo della sinistra al potere in El Salvador, quando Sanchez era vicepresidente dell’allora ex giornalista indipendente Mauricio Funes (cui poi succedette). Per il momento solo in cinque sono finiti in carcere. Mentre per altri quattro funzionari e lo stesso ex capo di stato, essendo stati colti dal provvedimento all’estero, è stata informata l’Interpol.
L’inchiesta giudiziaria denominata «Saccheggio pubblico» ha tutta l’aria di essere l’ennesima iniziativa autoritaria del giovanissimo presidente Bukele, che dopo aver ottenuto nelle recenti elezioni legislative (col suo partito Nuevas Ideas) la maggioranza dei due/terzi del parlamento, aveva operato il primo maggio scorso un golpe istituzionale di fatto esautorando la Corte costituzionale e il procuratore generale della Repubblica; subordinando così a sé anche il controllo del potere giudiziario.
L’azione di Bukele ha pure il sapore della vendetta visto che lui stesso proveniva dalle fila del Fmln quando, da sindaco della capitale San Salvador, fu improvvidamente espulso dalle sue fila nel 2017 per alcune esuberanti intemperanze. Bukele accusa oggi allo stesso modo Arena e il Fronte di corruzione e di non aver fatto nulla per risollevare le sorti del paese durante i loro governi.
In realtà si potrà certamente rimproverare al Fmln una marcata ortodossia ideologica, un certo divisionismo e soprattutto il mancato ringiovanimento della sua dirigenza, monopolizzata dagli antichi ex comandanti guerriglieri; di cui era stato vittima lo stesso Bukele, il quale ha fatto però con i suoi tweet una gran presa proprio sulle nuove quanto disperate generazioni; che sono poi la maggioranza della popolazione salvadoregna.
Il Fronte ha però scontato soprattutto il fatto di non aver mai goduto della maggioranza in parlamento, dove la destra sabotava sistematicamente i suoi provvedimenti in favore del proprio elettorato popolare. Ma di lì a parlare di corruzione…
Men che meno poi nel caso di Sanchez Ceren, il rispettatissimo comandante Lionel, ex dirigente del sindacato dei maestri, di umili origini e dal carattere assai austero; oggi 78enne e dal dicembre scorso probabilmente a Cuba per ragioni di salute. Altro discorso vale invece per il suo predecessore Funes (di cui fu vicepresidente e al cui mandato si riferiscono le indagini in corso); da anni riparato in Nicaragua e sul quale nessuno si avventura a mettere le mani sul fuoco.
Con questa fragorosa azione Bukele ha comunque impresso definitivamente il proprio stile messianico da uomo solo al comando: con piene mani sui tre poteri dello stato, il favore di esercito e polizia (dei quali ha incrementato gli organici), il lancio spregiudicato (primo paese al mondo) del bitcoin nelle transazioni quotidiane, la criminalizzazione della libertà di stampa; per arrivare alla riforma costituzionale prevista per il prossimo settembre, nella quale ci si attende il varo (per lui) della ricandidabilità presidenziale a vita.
* Fonte: Gianni Beretta, il manifesto
ph by Presidencia El Salvador from San Salvador, El Salvador, América Central, CC0, via Wikimedia Commons
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