Crimini di guerra. Scompare Donald Rumsfeld, massacratore dell’Iraq
Donald Rumsfeld, appena scomparso a 88 anni, fu segretario alla difesa con il presidente Bush junior, alla guida, insieme al vicepresidente Dick Cheney, di un triste corteo di neo-conservatori americani arroganti e incompetenti, responsabili nel 2003 della maggiore catastrofe geopolitica del Medio Oriente di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze.
Gli Usa sconfissero l’esercito iracheno e ne decretarono lo scioglimento, cui seguì, con la supervisione del proconsole americano Paul Bremer a Baghdad, quello dei servizi di sicurezza e del partito Baath. Ora, l’esercito e la polizia segreta erano le istituzioni che avevano consentito a una minoranza di governare per decenni l’Iraq. Profondamente feriti nella perdita della loro egemonia storica, i sunniti si opposero al nuovo ordine con la violenza. Nell’anarchia irrefrenabile che seguì la caduta di Saddam, la guerra civile non soltanto appariva probabile ma ineluttabile. L’unica cosa sorprendente è che abbia colto impreparati Bush e la sua corte.
La catastrofe venne seguita da un’occupazione mal gestita dall’inizio alla fine che portò a centinaia di migliaia di morti e alla disgregazione non solo dell’Iraq ma di un’intera regione.
Rumsfeld era uno degli architetti di questo disastro. Fu lui a scegliere il governatore dell’Iraq e optò per un diplomatico in pensione senza alcuna esperienza del Paese e che aveva avuto soltanto due settimane di tempo per prepararsi all’incarico. Tre giorni dopo il suo arrivo a Baghdad, Paul Bremer III, con il pieno avallo di Rumsfeld, decise che sarebbe stato lui, e non gli iracheni, a guidare il Paese. Il risultato fu un tentativo fallimentare già dall’inizio di costruire una nazione da parte di invasori arroganti che sperperarono miliardi di dollari americani e iracheni senza dare alla popolazione neppure i servizi essenziali, dall’energia elettrica all’acqua. Li gettarono invece nelle braccia di Al Qaida e dei gruppi baathisti clandestini che poi parteciparono pure all’ascesa del Califfato nel 2014 in Iraq e in Siria.
Il gruppo dirigente americano era animato da ambizioni sfrenate e demenziali, tipiche di chi non sa nulla del Medio Oriente. Volevano instaurare nella regione democrazie filo-occidentali, orientate al liberismo spinto e con buone relazioni con Israele. Era la cosiddetta “esportazione della democrazia” di cui Rumsfeld era un paladino.
L’Iraq avrebbe dovuto innescare, come sosteneva anche lo studioso Bernard Lewis, un “effetto domino” provocando l’immediata caduta dei regimi al potere in Siria e Iran. Come si vede il progetto di allora è proseguito, dopo le primavere arabe, con altri mezzi, ovvero con le sanzioni a Teheran, le operazioni “coperte” dei servizi Usa e israeliani, gli assassini politici come quello del generale Qassem Soleimani e, naturalmente, l’avanzata dell’Isis che gli americani hanno dovuto combattere dopo avere lasciato che i loro alleati turchi e arabi lo alimentassero a tutto spiano. Altro che guerra “condivisa” a Daesh, come sostenuto alla recente conferenza di Roma. La vera guerra è sempre stata alla Mezzaluna sciita che con la caduta di Saddam si era rafforzata anche a Baghdad.
Perché Rumsfeld occuperebbe un posto alla sbarra in un tribunale per crimini di guerra? Non appena l’Iraq di Saddam nei primi anni Ottanta iniziò a usare il gas nervino contro l’Iran degli ayatollah e i curdi _ un conflitto incoraggiato dagli occidentali che fece un milione di morti _ gli Stati uniti cominciarono a corteggiare il regime iracheno. Fu così che il presidente Ronald Reagan scelse Rumsfeld come inviato speciale in Iraq dove incontrò due volte Saddam Hussein per discutere come far vincere la guerra a Baghdad e persino di come realizzare un oleodotto iracheno con sbocco sul porto giordano di Aqaba. Mai in nessuno dei suoi incontri sollevò la questione delle armi chimiche.
Anzi in un meeting con Tareq Aziz, il vice di Saddam, fece intendere che se anche la comunità internazionale disapprovava i gas per Rumsfeld si trattava di una questione del tutto secondaria. Rumsfeld è stato un complice di crimini contro l’umanità, un segretario della Difesa incapace di previsioni attendibili e un pessimo selezionatore di uomini ma naturalmente dalle nostre parti troverà anche qualcuno che lo incenserà.
* Fonte: Alberto Negri, il manifesto
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