by Serena Console * | 24 Giugno 2021 9:39
Oggi gli abitanti di Hong Kong hanno acquistato l’ultimo numero del quotidiano Apple Daily, che in 26 anni di attività si è sempre contraddistinto per la sua posizione antigovernativa. Dopo giorni di rumors, ieri il giornale del magnate locale Jimmy Lai, in carcere dallo scorso dicembre, ha comunicato la brutta notizia: lo stop definitivo – sul web e su carta – del tabloid più letto della città, oltre alla sospensione della pubblicazione del settimanale Next Weekly, entrambi editi dalla società Next Digital.
GIÀ NEI GIORNI PRECEDENTI, l’azienda aveva salutato i sostenitori con l’ultimo telegiornale, sospendendo l’aggiornamento del sito di informazioni di Apple Daily in lingua inglese.
Una decisione sofferta e forzata, necessaria dopo la stretta esercitata dal governo centrale e che infligge un duro colpo alla libertà di stampa. Dalla scorsa settimana appariva incerto il futuro della testata. Il 17 giugno, 500 agenti di polizia hanno fatto irruzione nei locali del giornale per sequestrare materiale e documenti giornalistici, portando alla memoria le immagini del raid dei poliziotti in redazione avvenuto lo scorso agosto. Contestualmente, la polizia ha arrestato cinque giornalisti, come il direttore capo Ryan Law, l’amministratore delegato di Next Digital Cheung Kim-hung, il direttore operativo Chow Tat-kuen, il vicedirettore Chan Puiman, e il caporedattore Cheung Chi-wai: sono tutti accusati di collusione con paesi stranieri, un reato disciplinato dalla legge sulla sicurezza nazionale introdotta lo scorso anno.
MA SONO PROPRIO le motivazione del fermo che fanno riflettere sulla stato politico della città. Il capo della polizia locale ha infatti specificato come i cinque reporter abbiano violato la controversa legge sulla sicurezza nazionale per aver chiesto, in 30 diversi articoli pubblicati nel 2019, un maggiore intervento della comunità internazionale per imporre sanzioni contro il Pcc.
Le accuse nei confronti dei giornalisti, che rischiano pene fino all’ergastolo, non avrebbero però fondamento dal momento che la norma introdotta da Pechino nel 2020 non ha efficacia retroattiva.
Ma la sferzata finale è arrivata con il congelamento degli assets di Apple Daily Limited, Apple Daily Printing Limited e Apple Daily Intellect Limited per un valore complessivo di 2,3 milioni di dollari: una somma necessaria per portare avanti l’attività giornalistica e per cui la dirigenza della Next Digital, fino all’ultimo, ha auspicato per la sua riappropriazione.
NELL’ARCO DI UNA SETTIMANA, il morale e la determinazione dei giornalisti sono stati messi a dura prova. Ma il colpo finale è arrivato ieri. L’editorialista di punta della testata, Yeung Ching-kee, noto con lo pseudonimo giornalistico Li Ping, è stato arrestato con l’accusa di cospirazione con paesi stranieri per la pubblicazione dei suoi articoli, con cui ha criticato la repressione del governo nei confronti di attivisti e giornalisti.
La società editoriale, avvertendo un clima ancora più teso, si è vista quindi costretta a chiudere tutte le attività giornalistiche, ringraziando i lettori per il sostegno e mandando in stampa, per l’ultima volta, un milione di copie: il numero più alto da quando la testata ha aperto il 20 giugno 1995.
Mentre il governo locale rimane in silenzio, sostenendo le misure adottate per la tutela della sicurezza nazionale, arrivano le condanne dell’Ue e del ministro degli Esteri britannico Dominic Raab sull’erosione della libertà di stampa, sancita dalla Legge fondamentale in base al principio «Un paese, due sistemi».
* Fonte: Serena Console, il manifesto[1]
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