by Daniela Passeri * | 23 Giugno 2021 10:00
I cento miliardi destinati dalla Pac (Politica Agricola Comune) per mitigare i cambiamenti climatici non hanno sortito alcun effetto: dal 2010, le emissioni di gas climalteranti legate all’agricoltura non sono diminuite, come invece è successo in altri settori dell’economia. A denunciare il fallimento della Pac sul clima è una relazione speciale della Corte dei Conti europea, l’organo che verifica come la Commissione spende i nostri soldi.
Nelle more dell’approvazione definitiva del prossimo budget Pac 2021-27, in una fase di stallo nel negoziato tra Commissione, Parlamento e Consiglio, questa bacchettata sembra provvidenziale a chi sta a cuore una Pac più rispettosa dell’ambiente. La trattativa si è arenata perché il Consiglio (leggi gli Stati membri) vuole mani libere su come spendere i fondi di un piano che considera troppo «verde», mentre per il mondo ambientalista è già disallineato anche rispetto al Green Deal europeo.
Dalla Corte dei Conti del Lussemburgo il segnale è chiaro: c’è ben poco di «verde» nella gestione del piano settennale appena concluso e raramente la Pac ha finanziato misure con un alto potenziale di mitigazione del clima. Dunque, il principio «chi inquina paga» non viene applicato in Ue alle emissioni di gas serra del settore agricolo, precisa la relazione.
«La nuova Pac deve concentrarsi di più sulla riduzione delle emissioni prodotte dall’agricoltura, deve essere più trasparente e rendere meglio conto del contributo fornito alla mitigazione dei cambiamenti climatici – ha dichiarato Viorel Stefan, il membro della Corte dei Conti che ha elaborato la relazione – L’Ue svolge un ruolo fondamentale nella mitigazione dei cambiamenti climatici del settore agricolo, dal momento che elabora la normativa in materia ambientale e co-finanzia la maggior parte della spesa agricola degli Stati membri. Le nostre constatazioni dovrebbero essere utili per raggiungere l’obiettivo Ue delle neutralità climatica entro il 2050».
I 103,2 miliardi spesi tra il 2014 e il 2020 per il clima rappresentano il 26% del budget totale Pac e il 50% della spesa Ue in azioni per il clima. Ai pagamenti diretti sono andati 45,5 miliardi, mentre i restanti 57,7 miliardi sono stati spesi in misure per lo sviluppo rurale. Oggi la Corte ci dice che a poco o nulla sono serviti o che sono finiti nelle tasche sbagliate. Le emissioni che alterano il clima riconducibili all’agricoltura sono il 10,3% del totale delle emissioni misurate nell’Ue: di queste, il 70% provengono dal settore degli allevamenti di animali. «Tuttavia – puntualizza la relazione – la Pac non cerca di limitare il numero degli animali allevati né fornisce incentivi per diminuirli. Le misure di mercato della Pac piuttosto promuovono i prodotti animali, il cui consumo non è calato dal 2014».
Inoltre, la Pac finanzia pratiche non rispettose dell’ambiente, sovvenzionando, ad esempio, gli agricoltori che coltivano le torbiere drenate, che rappresentano meno del 2 % delle superfici agricole dell’Ue, soprattutto nel Nord Europa, ma rilasciano il 20 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’agricoltura Ue. I fondi per lo sviluppo rurale avrebbero potuto essere utilizzati per il ripristino di queste torbiere, ma ciò è avvenuto di rado. Inoltre, il sostegno a misure per il sequestro del carbonio, quali l’imboschimento, i sistemi agroforestali e la conversione di seminativi in prato, non è aumentato rispetto al periodo 2007-2013.
Non è andata meglio per i fertilizzanti chimici e l’applicazione di letame sul suolo, le cui emissioni sono aumentate negli ultimi sette anni, né i suoli si sono arricchiti di sostanza organica che aiuta a sequestrare emissioni. «La Pac supporta alcune pratiche che possono ridurre l’uso di fertilizzanti, come l’agricoltura biologica e la coltivazione di leguminose. Tuttavia, riteniamo che queste pratiche abbiano un impatto incerto sulle emissioni», scrive la Corte, a causa delle rese inferiori. Salvo poi elencare, tra le pratiche meritevoli di maggiori incentivi, insieme all’agricoltura di precisione, quella conservativa e varie pratiche agronomiche adottate proprio nell’agricoltura biologica.
* Fonte: Daniela Passeri, il manifesto[1]
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