by Emiliano Squillante * | 22 Giugno 2021 9:13
Una vittoria solida. A dispetto del clima di incertezza e delle critiche mosse nei suoi confronti per la gestione dell’ultima escalation militare nel Nagorno-Karabakh, le elezioni parlamentari di domenica in Armenia si sono concluse con la vittoria del Partito del contratto civile del primo ministro Nikol Pashinyan, in grande vantaggio rispetto all’alleanza Armenia guidata da Robert Kocharyan, ex presidente e suo principale oppositore.
Al termine dello scrutinio dei 2.008 seggi elettorali, i dati preliminari pubblicati dalla Commissione elettorale centrale vedevano in testa la formazione del premier con il 53,92% dei voti, seguita dal blocco guidato da Kocharyan: in fondo alla classifica la coalizione «Io ho l’onore», composta dal Partito repubblicano e dal Partito della patria (anche se dovrebbe comunque rientrare nella nuova composizione del Parlamento in base alla legge armena, che prevede una legislatura composta da almeno tre forze politiche), con il 5,23%, e altri partiti minori come Armenia Prospera, guidato dall’imprenditore Gagik Tsarukyan.
«Nella nuova legislatura armena il Partito del contratto civile potrà contare sulla maggioranza costituzionale e avrà l’incarico di formare il governo», ha scritto Pashinyan su Facebook commentando i dati preliminari delle urne. Forte dei pareri positivi espressi dalle missioni di monitoraggio internazionali che hanno seguito la giornata elettorale di domenica, il premier ha aggiunto di aspettarsi almeno 71 seggi in Parlamento su 105.
La mancanza di violazioni ed episodi di violenza è stata confermata anche dagli osservatori della Comunità degli Stati indipendenti (Csi) e dalla missione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che ha parlato di un «clima competitivo» e di una «gestione in generale soddisfacente».
Di diverso avviso, come di solito accade nel contesto politico armeno, è stata l’opposizione: in particolare, l’alleanza Armenia dell’ex presidente Robert Kocharyan ha annunciato di voler tenere consultazioni con le altre forze politiche nel paese per discutere la possibilità di presentare un appello congiunto alla Corte costituzionale.
«Le informazioni in nostro possesso indicano che numerose violazioni hanno avuto luogo ben prima della giornata elettorale: per questo motivo, consideriamo illegittimi i risultati delle elezioni di domenica e utilizzeremo tutti gli strumenti disponibili per contestare l’esito del voto, incluso il ricorso alla Corte costituzionale», si legge in una nota della coalizione.
* Fonte: Emiliano Squillante, il manifesto[1]
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