Con le Grandi Navi torna la protesta a Venezia: «Il decreto del governo è una fake news»
VENEZIA. Ha cercato di giocare in anticipo, l’Msc Orchestra. La mastodontica nave da 90 mila tonnellate, la prima a tornare in laguna dopo lo stop forzato causato dalla pandemia, è salpata dalla Marittima con un’ora e mezza d’anticipo per evitare di incocciare nella protesta per terra e per mare che i Comitato No Navi aveva organizzato. Non ce l’ha fatta. Sin dal primo pomeriggio, il canale della Giudecca era già presidiato da decine di imbarcazioni, per lo più tradizionali, con bandiere e striscioni a difesa della laguna. Lungo la fondamenta delle Zattere, centinaia di manifestanti erano già radunati per preparare le “tavolate” con le quali avevano progettato di aspettare il passaggio della nave, recuperando una antica tradizione veneziana di cenare tutti insieme nei campi e nei campielli nella tiepide serate estive.
Il passaggio anticipato non ha impedito agli ambientalisti presenti di accogliere con fischi, trombe, lacrimogeni e qualche dito medio alzato la lussuosa nave da crociera. In acqua, si è scatenata l’oramai tradizionale battaglia navale tra attivisti a remi o a vela e le lance con supporto di moto d’acqua della polizia. In più, c’è stato la provocazione di una mezza dozzina di grosse barche a motore da carico, noleggiate da alcuni lavoratori portuali pro grandi navi, che si sono lanciate contro le barche degli attivisti senza che la polizia facesse nulla per contrastarli. Solo per buona sorte non si sono registrati incidenti gravi.
Col passaggio dell’Msc Orchestra, alta tre metri in più del campanile di San Marco, si riapre la stagione crocieristica e le Grandi Navi tornano a riprendersi la laguna, incuranti dell’inquinamento che esce dai loro camini. Quel fumo tossico che continuano a emettere anche quando la nave è attraccata e che rende Venezia una delle città con i più alti livelli di Pm10 d’Europa. Tornano a devastare i fondali dei canali muovendo una massa d’acqua insostenibile per una laguna dal precario equilibrio idrogeologico come quella di Venezia. Tornano a far passerella davanti a San Marco anche se il Governo ha ammesso che questi grattacieli galleggianti sono incompatibili con Venezia e ha varato un decreto per estrometterli definitivamente dalla laguna. «Una fake new istituzionale – ha commentato Andreina Zitelli del comitato No Navi -. Le grandi navi sono ancora qui a fare il bello e il cattivo tempo. Il Governo ha ammesso una cosa che non poteva non ammettere: l’incompatibilità dei fondali lagunari con il passaggio delle navi con stazza superiore alle 40 mila tonnellate. Cosa che aveva già sancito il decreto Clini-Passera, nove anni fa. Ma non hanno nessuna intenzione di fermare le crociere. Il decreto permette infatti alle navi di transitare sino a che non verrà approntata una soluzione alternativa. Soluzione che già ci sarebbe ma, proprio per guadagnare tempo, il Governo ha scelto la strada del concorso di idee. Peraltro senza scadenza. Intanto le navi vanno su e giù come prima».
A questo proposito l’associazione Ambiente Venezia ha presentato una formale diffida alle autorità che sovrintendono il traffico navale affinché mettano in pratica i principi di questo decreto che sottolinea la pericolosità del mega traffico navale in laguna sostenendo che, giacché è stata comprovata l’incompatibilità per l’ecosistema, il traffico crocieristico deve essere fermato in attesa della famosa «soluzione alternativa».
In una Venezia che sta lentamente uscendo dalla pandemia solo per accorgersi che nulla è cambiato e che Giunta regionale e Comune ripropongono la stessa formula fatta di speculazioni edilizie, privatizzazione degli spazi comuni e turismo di massa, la manifestazione di ieri pomeriggio ha avuto l’effetto di una sveglia. «Ci accusano di essere contro il lavoro – ha spiegato Tommaso Cacciari, portavoce dei No Navi -. Non è vero. Noi siamo e sempre saremo dalla parte del lavoro e del reddito garantito. Sono le Grandi Navi e questa economia fondata sullo sfruttamento dei beni comuni e la turistificazione di massa che portato all’allontanamento dei residenti e alla disoccupazione. Sono loro i nemici del lavoro».
* Fonte: Riccardo Bottazzo, il manifesto
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