Gaza. Dalla notte in atto un precario cessate il fuoco su pressione USA
GERUSALEMME. Si è chiusa ieri sera con un via libera unanime al cessate il fuoco con Hamas la riunione del gabinetto di sicurezza israeliano. Lo ha annunciato il Jerusalem Post aggiungendo che i punti dell’intesa mediata dall’Egitto sarebbero stati definiti nel corso della notte. Si sono rincorse per tutta la serata le indiscrezioni sulla disponibilità data da Israele ai mediatori egiziani per un cessate il fuoco unilaterale. Mentre Tom Wennesland, l’inviato Onu per il Medio Oriente, è andato in Qatar per strappare il sì alla tregua dei dirigenti di Hamas, tra cui Ismail Haniyeh, che vivono a Doha. Che morte e distruzione stiano per avere fine dopo oltre dieci giorni, è tutto da dimostrare. Il quadro è fluido e incerto.
Alle Nazioni unite il ministro degli esteri palestinese Riad al Malki e l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan si sono scambiati accuse durissime, anche di genocidio. Poco dopo è intervenuta anche l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield. «Non siamo stati in silenzio. Non credo ci sia un Paese che lavori più urgentemente e con fervore degli Stati uniti per la pace tra israeliani e palestinesi», ha detto in risposta a chi ha accusato Washington di aver avallato l’offensiva militare israeliana contro Gaza.
Il gabinetto di sicurezza israeliano, presieduto dal premier Netanyahu, si era riunito alle 18 locali sotto l’onda delle pressioni giunte da più parti, dagli Usa all’Onu, dall’Unione europea alle agenzie umanitarie. Mentre i raid aerei su Gaza proseguivano seppur con minore intensità. E così i lanci di razzi – circa 300 (in totale oltre 4000 dal 10 maggio) – di Hamas e dei suoi alleati verso le città adiacenti a Gaza e del sud di Israele. La sirena dell’allarme ha riecheggiato più volte durante tutto il giorno. Decine di migliaia di persone ad Ashkelon, Ashdod, Sderot e nel Negev hanno dovuto trascorrere ore nei rifugi. A Beer Sheva nella zona industriale è stato centrato un edificio ma non ci sono stati feriti.
Secondo le previsioni che si facevano ieri, gli egiziani avrebbero comunicato nel corso della notte l’ora in cui oggi dovrebbe scattare il cessate il fuoco. Non c’è certezza che le cose andranno nella direzione auspicata da molti nonostante l’annuncio del cessate il fuoco. Netanyahu – che ha incontrato il ministro degli esteri tedesco Maas – e il ministro della difesa Benny Gantz ieri mattina insistevano ancora per intensificare le operazioni militari. A spingere per il cessate il fuoco è stato invece il leader dell’opposizione, il centrista Yair Lapid, a cui il capo dello stato Rivlin ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo.
Lapid ha avvertito che Israele non poteva ignorare l’appello di Joe Biden per una tregua immediata. «Il presidente Usa – ha spiegato – vuole una fine delle operazioni dopo 11 giorni, quando l’esercito ha già raggiunto i suoi obiettivi. Israele non può ignorare questa richiesta». Contro la fine dell’attacco a Gaza è schierata la maggioranza dei cittadini di Israele. Un sondaggio citato dalla tv Channel 12, rivela che il 72% degli intervistati vuole che la guerra ad Hamas continui.
Solo il 24 per cento ritiene che Israele «debba concordare» un cessate il fuoco. Il 66% delle persone interpellate pensa che l’esercito israeliano abbia ottenuto importanti risultati con la sua campagna di attacchi aerei. Non mancano voci che chiedono che Israele cessi unilateralmente le operazioni senza giungere a una tregua, per lasciarsi la possibilità di tornare a colpire in futuro senza dover rompere alcun accordo. Una situazione di totale incertezza in cui la ripresa dello scontro sarebbe inevitabile in breve tempo.
I raid aerei ieri hanno ucciso altri due palestinesi di Gaza a bordo di auto e ferito almeno altri quattro. Per Israele erano miliziani armati. Il primo attacco è avvenuto a Jabalya nel nord della Striscia, il secondo a Beit Hanoun nel nord est. Israele afferma di aver colpito la cellula di Hamas che qualche ora prima aveva sparato un razzo anticarro Kornet contro un bus militare israeliano ferendo un soldato. E ha centrato, sempre secondo la versione del portavoce dell’esercito, le imboccature di due tunnel di Hamas. Aumentano nel frattempo gli sfollati.
Sono 75mila le persone in fuga dai bombardamenti israeliani, avvertono le Nazioni Unite. Di questi, circa 47.000 sono stati accolti in 58 scuole gestite dall’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi, mentre altri 28.700 sono stati accolti in case private. L’Onu e le ong internazionali premono per ottenere corridoi umanitari ma Israele continua ad aprire ad intermittenza i valichi con Gaza anche, spiega, a causa dei lanci di razzi. Un team di Medici senza frontiere (Msf) si è visto negare l’autorizzazione ad entrare e non ha potuto consegnare materiali ed attrezzature destinati al vacillante sistema sanitario palestinese.
* Fonte: Michele Giorgio, il manifesto
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