Polonia, sfrattato il difensore dei diritti Adam Bodnar
VARSAVIA. Proteste a Varsavia per l’ultimo verdetto politico del Tribunale costituzionale, vicino alla maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (PiS). Si tratta della stessa corte presieduta da Julia Przyłębska, amica personale del presidente del PiS Jarosław Kaczyński, che a ottobre scorso è riuscita a rendere quasi impossibile il ricorso all’aborto terapeutico in Polonia scatenando proteste in tutto il paese.
Questa volta a farne le spese, il difensore civico Adam Bodnar. La sentenza di giovedì ha dichiarato incostituzionale la normativa che permette all’ombudsman di mantenere il proprio incarico ad interim in attesa che le camere trovino l’accordo su un sostituto. Centinaia di persone si sono ritrovate in strada davanti al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, in solidarietà con Bodnar. L’ombudsman polacco era uno degli ultimi custodi istituzionali dello stato di diritto in Polonia a non essere ancora finito nel tritacarne della riforma «profonda» del sistema giudiziario del PiS. Si sono viste in piazza anche alcune bandiere arcobaleno e le attiviste della sigla «Sciopero nazionale delle donne» (Osk).
Scelto nel 2015, qualche mese prima del ritorno al potere della formazione di Kaczyński, grazie anche all’appoggio di quasi settanta ong, il difensore civico sarà costretto a lasciare il suo carico tre mesi dopo la pubblicazione dell’ennesima sentenza choc del tribunale filogovernativo sulla gazzetta ufficiale polacca.
Nato da padre polacco e madre ucraina nella cittadina di Trzebiatów, a pochi chilometri dalla costa baltica, negli ultimi anni Bodnar ha continuato a svolgere un’instancabile opera di promozione dei diritti umani fondamentali nel suo paese, andando a impugnare più di una volta le deliberazioni discriminatorie anti-Lgbt approvate da diverse amministrazioni locali. «E importante che una carica che svolge un compito di tale importanza conservi la propria indipendenza», ha commentato su Twitter Vera Jourová, vicepresidente della Commissione europea.
L’avvocato polacco resta una figura scomoda per il governo impegnato negli ultimi tempi nel processo di repolonizacja, la «ripolonizzazione» dei media indipendenti. Questa settimana Bodnar aveva chiesto di mettere agli atti una sentenza di un tribunale varsoviano che martedì scorso aveva sospeso l’acquisto di oltre un centinaio di giornali locali di proprietà del gruppo tedesco Verlagsgruppe Passau da parte della società petrolifera a partecipazione statale Pkn Orlen. Il numero uno del gigante energetico sulla Vistola è Daniel Obajtek, un influente uomo d’affari protagonista di una carriera fulminea nell’era targata PiS e al centro di una serie di inchieste giornalistiche condotte del quotidiano Gazeta Wyborcza.
Intanto questa settimana la coalizione guidata dal Pis è riuscita a far approvare dal Sejm la nomina di Bartłomiej Wróblewski alla carica di ombudsman. Wróblewski si era distinto quattro anni fa per aver chiesto al Tribunale costituzionale vicino al suo partito di esprimersi sulla legalità dell’aborto terapeutico messo poi al bando lo scorso autunno. Difficile comunque che la sua candidatura passi anche al Senat, la camera alta, dove il blocco all’opposizione ha a disposizione 51 seggi su 100. Il PiS potrebbe allora nominare un commissario al posto di Bodnar per superare l’impasse e imporre così il proprio garante costituzionale.
* Fonte: Giuseppe Sedia, il manifesto
ph by The Chancellery of the Senate of the Republic of Poland , CC BY-SA 3.0 PL <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/pl/deed.en>, via Wikimedia Commons
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