Migranti. Al largo della Tunisia 41 vittime nel naufragio di un barcone

Migranti. Al largo della Tunisia 41 vittime nel naufragio di un barcone

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Ancora morti. Vite spezzate dal mare in tempesta, il barcone che incamera acqua, uomini e donne annegati. Quarantuno cadaveri. Galleggiavano, quando l’equipaggio di due pescherecci e i guardacoste tunisini li hanno recuperati. Non si sa se altri siano finiti negli abissi. Tre soltanto i superstiti di questo naufragio, avvenuto al largo di Sidi Mansour: due donne e un uomo. Sono africani, Guinea e Costa D’Avorio, i paesi d’origine. I magistrati di Tunisi hanno aperto un’inchiesta. Il barcone che si è capovolto era diretto in Italia, i corpi recuperati sono stati trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Habib Bourguiba, a Sfax.

I dati aggiornati del Viminale indicano che nei primi mesi di quest’anno i flussi di migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia sono aumentati del 164,08 per cento: da 3.227 a 8.522 ingressi via mare, in base al dato aggiornato a ieri. Oltre alla Tunisia, la rotta comprende la Libia e l’Algeria. Al momento la maggior parte dei migranti sbarcati nel nostro Paese è di origine tunisina: 1.250. Ma chi fugge lo fa da svariati parti dell’Africa e dal sub-continente indiano. Il report del ministero indica 1.192 ivoriani, 931 bengalesi, 612 provenienti dalla Guinea, 559 cittadini del Sudan, 452 egiziani, 447 del Mali, 436 eritrei, 336 marocchini e 320 fuggiti dall’Algeria. Per altre 1.797 persone sono in corso le attività di identificazione.

L’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati Filippo Grandi, ricevuto ieri in Vaticano da Papa Francesco, ha ringraziato l’Italia «perché nonostante la crisi sanitaria globale, nonostante una pressione migratoria accresciuta negli ultimi tempi ai confini marittimi e terrestri dell’Italia, l’accesso al territorio italiano per i richiedenti asilo è stato mantenuto e l’accoglienza, malgrado i limiti e le difficoltà che tutti conosciamo, ha continuato a essere caratterizzata da un approccio molto umano e molto responsabile». E dagli incontri istituzionali avuti a Roma, Grandi ha detto di avere raccolto «un senso molto forte e concreto dell’eccellente collaborazione che esiste tra Unhcr e governo italiano». Tuttavia, ha evidenziato, che «l’unica risposta non può che essere ti tipo europeo», appoggiando dunque «le istanze del governo italiano e di altri Paesi di primo approdo, perché non possono essere lasciati soli a far fronte a questo fenomeno».

La bozza del patto su migrazione e asilo proposto dalla Commissione Europea «è in questo momento soggetta a negoziato», ha riferito l’Alto commissario Onu. Il patto «non è perfetto», ha osservato, «perché deve accontentare un po’ tutti in Europa», sottolineando però di essere «particolarmente preoccupato dal fatto che c’è una dicotomia di opinioni» nell’Unione, e rilanciando la necessità di «trovare un compromesso». «Nelle mie conversazioni col ministro dell’Interno e con il ministro degli Esteri – ha spiegato Grandi – ho sentito una volontà di operare in modo di arrivare a una soluzione che trova l’accordo di tutti i paesi europei», perché «senza una forma di intesa sulla gestione degli arrivi siamo agli sbarchi negoziati singolarmente, siamo ai drammi politici e umani che questi negoziati vanno a causare».

Sulle ong, a poche ore dalla decisione del gip di Palermo sulla richiesta della Procura di rinvio a giudizio dell’ex ministro Salvini per il caso Open Arms, l’alto dirigenti dell’Onu non ha usato mezze misure: «Sono completamente in disaccordo con qualunque tentativo di penalizzare le ong per quello che stanno facendo, che è un lavoro prezioso e vitale». «E diciamolo nuovamente – ha incalzato – Sento parlare ancora di questa equazione che i salvataggi in mare aumentano le traversate: non c’è nessuna correlazione statistica fra questi due aspetti del fenomeno».

E ha avvertito: «Non facciamoci illusioni, con la buona stagione è chiaro che le traversate in mare aumenteranno di nuovo e i salvataggi in mare restano cruciali e vitali». «Idealmente, ha osservato, questi salvataggi dovrebbero essere il risultato di uno sforzo collettivo dei paesi europei, ma purtroppo questo non succede» e «sono lasciati in parte alla guardia costiera italiana e in parte alle ong che riempiono un vuoto importantissimo» e «sulle quali non devono esserci richieste eccessive che impediscano questo sforzo essenziale delle ong per salvare le persone».

* Fonte: Alfredo Marsala, il manifesto



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