by Marina Catucci * | 25 Aprile 2021 9:33
Sotto la spinta di una lunga campagna di lobbying da parte di membri del Congresso e gruppi di pressione armeni americani, il presidente Usa Joe Biden ha riconosciuto formalmente come un atto di genocidio l’uccisione di massa degli armeni da parte delle forze turche ottomane.
La dichiarazione, che i suoi recenti predecessori hanno evitato nonostante il termine sia abbracciato da molti studiosi della storia dell’inizio del XX secolo, è arrivata il 24 aprile, Giorno della memoria dell’Armenia e farà probabilmente infuriare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che aveva avvertito che una dichiarazione di questo tipo avrebbe danneggiato le relazioni Usa-Turchia.
La mossa di Biden, però, è in linea con lo sforzo che il segretario di Stato Antony Blinken ha definito «mettere i diritti umani al centro della politica estera degli Stati uniti», uno standard su cui si dovrebbe misurare l’approccio verso Arabia saudita, Egitto e altri regimi autocratici, oltre che agli stessi interventi Usa nel mondo. Biden, da candidato alla presidenza, nell’aprile 2020 aveva promesso di fare questa dichiarazione simbolica, se fosse stato eletto.
Le precedenti amministrazioni, inclusa quella Trump, si sono sempre tenute alla larga dalla designazione per evitare di inasprire le relazioni con la Turchia, che è membro della Nato ed è vista come cruciale per contenere le ambizioni della Russia e per gestire le questioni in Medio Oriente.
Per ritrovare una timida affermazione a riguardo bisogna tornare al 1981, quando l’allora presidente Ronald Reagan aveva incluso un riferimento al genocidio armeno in una dichiarazione sull’Olocausto.
L’uccisione di massa degli armeni avvenne tra il 1915 e il 1916 quando i turchi ottomani li deportarono dall’Anatolia orientale nelle cosiddette «marce della morte». Gli armeni stimano che morirono fino a 1,5 milioni di persone. La Turchia ha riconosciuto le atrocità avvenute in quel periodo, ma nega che sia stato un atto di genocidio e afferma che il bilancio delle vittime è esagerato.
Ieri è intervenuto il ministero degli esteri di Ankara che ha definito la mossa «una ferita aperta che mina la nostra amicizia»: «La dichiarazione non ha basi legali e storiche, né è sostenuta da prove. Chiediamo al presidente americano di correggere questo grave errore».
Il giorno prima della dichiarazione, Biden ha parlato al telefono con Erdogan, esprimendo il suo interesse per «una relazione bilaterale costruttiva con aree di cooperazione ampliate e una gestione efficace dei disaccordi», secondo una lettura della Casa bianca. Ciò non gli ha impedito, il giorno seguente di dichiarare che «il popolo americano onora tutti quegli armeni che morirono nel genocidio, iniziato 106 anni fa, oggi».
* Fonte: Marina Catucci, il manifesto[1]
ph by Armen Gurekian, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
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