Un anno di Covid nelle celle. La Relazione del Garante campano dei detenuti

Un anno di Covid nelle celle. La Relazione del Garante campano dei detenuti

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È uscita la Relazione annuale 2020 del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Campania. Si tratta di un volume di 287 pagine realizzato con la collaborazione dell’Osservatorio Regionale sulla detenzione. La Relazione è stata presentata a Napoli nella sala auditorium del Consiglio Regionale dal Garante campano Samuele Ciambriello, alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero, e del Garante nazionale Mauro Palma, che hanno introdotto la presentazione con due brevi interventi.

Oliviero ha detto che il Consiglio Regionale ha appena presentato una proposta di modifica della legge sulla figura del Garante, per dare a essa ulteriori competenze e metterle a disposizione maggiori risorse finanziarie. Mauro Palma ha invece fatto riferimento alle fragilità del corpo sociale, fragilità rappresentate dai ristretti negli istituti di pena o da chi si trova in residenze sanitarie o per disabili, o nei centri per migranti. A suo avviso, un corpo sociale che non sa guardare le sue parti sofferenti non è in grado di guardare nemmeno le sue parti sane. Per Palma, il Garante, prima ancora che svolgere un compito di vigilanza o dare raccomandazioni in ambito carcerario, deve essere un fattore di unità intrinseca della società, una figura importante a maggior ragione in questo lungo periodo di disagio generale che ci impone di ritrovare un’unitarietà complessiva.

Veniamo, quindi, alla Relazione annuale sullo stato degli istituti di pena campani presentata, nello specifico, da Samuele Ciambriello. Il volume è un po’ la storia di un anno di Covid-19 vissuta dietro le sbarre, alle prese con una situazione pandemica che ha creato tensione sia nel mondo di fuori che in quello di dentro, e sottolineato criticità già da tempo esistenti nel mondo carcerario. Tra esse il sovraffollamento, l’insufficienza o addirittura la mancanza di attività trattamentali e di mediatori linguistici e culturali, le carenze strutturali e i problemi legati all’assistenza sanitaria, senza dimenticare i rapporti con l’esterno, sacrificati a maggior ragione in questo periodo anche per motivi legati a carenze di tipo tecnologico negli istituti di pena.

In termini di sovraffollamento va detto che nei quindici penitenziari per maggiorenni e in quello militare di Santa Maria Capua Vetere è stata censita una popolazione di 6.570 ristretti, di cui 49 semiliberi, a fronte di una capienza regolamentare di 6.156 posti disponibili. Il 5% della comunità reclusa è di sesso femminile, 851 persone sono originarie di altri paesi. C’è da tenere conto del fatto che il problema del sovraffollamento potrebbe essere affrontato con un ricorso meno disinvolto alla misura cautelare, a favore di provvedimenti alternativi che darebbero maggior sollievo alle comunità carcerarie e contribuirebbero a rendere più vivibili gli istituti di pena.

Evidenti anche le carenze delle strutture carcerarie il 22% delle quali non dispone di docce mentre il 37% non prevede il bidet in camera. Si rilevano anche problemi nell’erogazione di acqua calda che riguarda il 16% dei casi. La precarietà della situazione, l’insufficienza o addirittura la mancanza di attività trattamentali e di mediatori linguistici e culturali, contribuisce ad abbattere il morale dei detenuti. Nel 2020 si è verificato un aumento delle manifestazioni di sofferenza da parte di questi ultimi con 1.232 atti di autolesionismo e 1.072 scioperi della fame o della sete. I tentativi di suicidio sono stati 146 rispetto ai 121 dell’anno prima, 9 i suicidi contro i cinque del 2019.

Nel corso della presentazione, il Garante Ciambriello ha fatto presente che, in questo primo scorcio di 2021, già due persone si sono tolte la vita: si tratta di un giovane di 16 anni, ospite di una comunità di recupero, e di un detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Nel corso della presentazione sono stati forniti anche dati riguardanti la situazione dei minori in carico agli Uffici di Servizio Sociale, le REMS, i TSO, l’esecuzione Penale Esterna e la salute in carcere. Tutte informazioni contenute in modo più esteso e approfondito nella Relazione annuale 2020 che si compone di dieci capitoli comprendenti parti descrittive, tabelle e grafici. In essi si danno informazioni sulla composizione della popolazione carceraria, sul sistema del trattamento comprendente l’istruzione, la formazione, il lavoro, l’associazionismo e il volontariato, sulla situazione dei minori in area penale, sulla salute in carcere con tutti gli aspetti riguardanti la situazione emergenziale dovuta al Covid-19, e sull’area penale esterna oltre che sugli aspetti qui citati sinteticamente. Presente anche una parte riguardante il ruolo della Polizia Penitenziaria e un glossario dei termini legati all’ambito carcerario.

Un volume che è frutto di un anno di osservazione e di lavoro del Garante e dei suoi collaboratori a diretto contatto con la realtà carceraria, che è una cartina di tornasole del nostro grado di civiltà. Non aiutano, certo, gli episodi di violenza avvenuti l’anno scorso in diversi istituti di pena e tuttora oggetto di indagine e discussione. Episodi che, insieme a un sistema fatto di negligenze e inazione e alle strumentalizzazioni di certa parte politica abile nel giocare la carta securitaria, tengono in ostaggio il sistema carcerario e ne fanno una discarica sociale senza speranza.

Avvicinato alla fine della presentazione per una battuta sulla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Modena rispetto a fatti ormai noti, il Garante Palma ha risposto che tutta la vicenda suscita delle perplessità e che si riserva la facoltà di esplicitare la sua posizione sulla richiesta modenese, una volta completata la necessaria riflessione sul caso.



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