by Michele Giorgio * | 4 Marzo 2021 9:43
GERUSALEMME. È incontenibile la rabbia di Israele per la decisione del Procuratore Fatou Bensouda, della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia, di aprire un’inchiesta formale per crimini di guerra nei Territori palestinesi occupati dalle truppe israeliane quasi 54 anni fa. Il premier Netanyahu è arrivato al punto da accusare la Cpi di aver «adottato una decisione che è l’essenza dell’antisemitismo». Dure anche le dichiarazioni rilasciate dal capo dello stato Rivlin e dal ministro degli esteri Gabi Ashkenazi, un ex generale e capo di stato maggiore. Ashkenazi ha parlato di «un atto di bancarotta morale e legale», quindi ha avvertito che Israele «intraprenderà ogni passo necessario per proteggere i suoi cittadini e soldati» e chiederà il sostegno di altri Stati per fermare il procedimento avviato da Bensouda.
La Cpi era già stata sanzionata da Donald Trump. E pressioni su di essa sono in corso da quando i giudici dell’Aia, il mese scorso, su richiesta del Procuratore avevano confermato la competenza giuridica della Cpi[1] – alla quale Israele non ha mai aderito e di cui invece dal 2015 fa parte la Palestina – nei Territori occupati di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme. Ma non sono servite a congelare almeno di un anno l’avvio ufficiale dell’indagine. A fine 2021 avrà termine il mandato di Bensouda durato nove anni e Israele, secondo alcuni giornali, ritiene che il suo sostituto, l’avvocato britannico Karim Khan, avrà una linea meno rigorosa rispetto a quella del procuratore in carica. Il rispetto dei tempi previsti da parte di Bensouda complica il quadro per Israele. Con l’inchiesta già avviata, per Khan sarà più difficile frenarla, ammesso che il futuro Procuratore intenda davvero farlo.
Fatou Bensouda ha spiegato che saranno analizzati crimini che si suppone siano stati commessi dal 13 giugno del 2014. «Le sfide operative che dovremo affrontare – ha sottolineato – a causa della pandemia, delle risorse limitate di cui disponiamo e del nostro pesante carico di lavoro attuale non possono impedirci di adempiere alle responsabilità che lo Statuto di Roma attribuisce all’Ufficio». Ci sono «basi ragionevoli», ha proseguito, per ritenere che siano stati commessi crimini di guerra dalle forze armate israeliane ma anche dal movimento islamico Hamas e da varie fazioni armate palestinesi durante l’offensiva Margine Protettivo, la guerra del 2014 a Gaza. In quelle settimane furono uccisi dai bombardamenti circa 2300 palestinesi (in buona parte civili, tra 551 bambini), feriti altri 11mila e distrutte o danneggiate decine di migliaia di abitazioni. Israele ricorda le decine di morti causate dai razzi lanciati da Hamas sulle sue città e nega di aver preso di mira intenzionalmente i civili palestinesi. Bensouda dovrebbe concentrarsi anche sulle colonie costruite da Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dal 1967 in poi e sulla politica di insediamento di popolazione civile israeliana nei territori palestinesi in violazione della Convenzione di Ginevra.
I palestinesi applaudono alla mossa della Cpi. «È un passo lungamente atteso – ha commentato il ministero degli esteri dell’Anp a Ramallah – funzionale alla incessante ricerca palestinese di giustizia e responsabilità, pilastri indispensabili della pace che il popolo palestinese cerca e che merita». Si dice soddisfatto anche il movimento Hamas che pure sarà indagato per crimini contro i civili israeliani. «È un passo avanti sulla via del raggiungimento della giustizia», ha commentato un suo portavoce a Gaza. «La nostra resistenza – ha affermato – è legittima e si tratta di difendere il nostro popolo. Tutte le leggi internazionali approvano la resistenza legittima».
* Fonte: Michele Giorgio, il manifesto[2]
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