Sahel. Strage di civili in Mali, accuse alla Francia anche dall’ONU

by Stefano Mauro * | 31 Marzo 2021 10:49

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Parigi sempre più nell’occhio del ciclone in Mali, dopo la recente accusa di aver ucciso 6 cacciatori inermi lo scorso giovedì, ma soprattutto in seguito alla pubblicazione ieri di un rapporto Onu su un bombardamento della forza Barkhane – 5mila militari francesi sul terreno – dello scorso gennaio.

L’INDAGINE DELLE NAZIONI UNITE, redatta dai responsabili della missione Minusma, ha concluso che «l’attacco aereo effettuato dai francesi ha ucciso 22 civili riuniti per celebrare un matrimonio e non solo jihadisti», come affermato finora da Parigi. L’attacco, effettuato a Bounti lo scorso 3 gennaio, aveva creato un acceso dibattito tra le autorità francesi e maliane che affermavano «di aver colpito un gruppo di jihadisti» e numerose associazioni che invece denunciavano come sotto le bombe fossero finiti «numerosi civili inermi».

Gli autori del rapporto hanno accertato la presenza quel giorno «di cinque persone armate, di cui almeno una portava in modo visibile la propria arma, arrivate al villaggio con tre motociclette e membri della Katiba Serma», gruppo jihadista appartenente al Gruppo di sostegno per l’Islam e i musulmani (Gnim), affiliato ad Al Qaeda. Secondo Minusma «almeno 22 persone sono state uccise, di cui 3 sospetti jihadisti (…), il gruppo era composto in modo schiacciante da civili inermi, protetti dal diritto internazionale umanitario».

Dure le reazioni di Parigi che, attraverso un comunicato ufficiale della Difesa ribadisce la propria versione indicando che «le forze francesi hanno effettuato un attacco aereo contro un gruppo jihadista armato identificato come tale da informazioni di intelligence» e ponendo dubbi «sulla metodologia e sull’utilizzo di testimonianze non verificabili».

IL TERRORISMO di matrice jihadista intanto continua a flagellare l’Africa da est a ovest. Lunedì è stato il turno della Costa d’Avorio: una postazione militare a Kafolo e una della gendarmeria a Tehini, vicino al confine con il Burkina Faso, sono state oggetto di un duplice attacco che ha causato 3 morti e 10 feriti tra i militari. Un attacco che si aggiunge a quello dello scorso giugno contro due avamposti che causò la morte di 12 soldati ivoriani.

Il capo delle forze armate ivoriane, Lassine Doumbia sul quotidiano online Abidjian.net accusa «gli uomini della Katiba Macina, guidata dal maliano Amadou Koufa, numero due dello Gnim, venuti in Costa d’Avorio con l’obiettivo di reclutare uomini e installarsi nel nostro paese».
Un segnale che desta grande preoccupazione visto che la Costa d’Avorio è il «nuovo bersaglio dei gruppi jihadisti». Preoccupazioni cresciute dallo scorso febbraio, quando Bernard Emié, capo dell’intelligence estera francese, aveva affermato che lo Gnim, stava sviluppando un «progetto di espansione verso il Golfo di Guinea, in particolare verso Costa d’Avorio e Benin».

* Fonte: Stefano Mauro, il manifesto[1]

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