Egitto/Suez. L’alta marea sblocca la portacontainer, ma non salva la faccia a El Sisi
Il tanto discusso, a dir poco, presidente Abdel Fattah El Sisi esaltava ieri l’impegno prodigato 24 ore su 24 (vero) dai lavoratori egiziani. In realtà come accade nelle più romantiche delle canzoni, è stata la luna a riportare gioia e serenità sui volti di parecchie persone in giro per il mondo fornendo un aiuto decisivo per disincagliare la portacontainer Ever Given. La nave era bloccata da martedì scorso in diagonale nel canale di Suez e ha paralizzato la rotta marittima più breve tra Europa e Asia. Poi domenica notte è arrivata la luna piena a dare alle squadre di soccorso i centimetri in più di alta marea che hanno consentito il risultato favorevole che una dozzina di rimorchiatori e la rimozione di migliaia di tonnellate di sabbia non avevano potuto ottenere.
La Ever Given, con il suo carico di 20mila container, ieri pomeriggio, seguita e preceduta da alcuni rimorchiatori, percorreva il canale alla velocità di 1,5 nodi. In rete giravano nello stesso momento i video con l’urlo liberatorio dei lavoratori egiziani che, coperti in parte dalle trombe stonate dei rimorchiatori, hanno salutato con «Dio è grande» e «È libera» i primi movimenti della nave. Tutto è bene quel che finisce bene, ma fino a un certo punto. Sono in tanti a leccarsi le ferite per gli ingenti danni economici causati dal blocco del canale per il quale passa tra il 12 e il 15% del traffico commerciale mondiale. A cominciare proprio dall’Egitto che ha perduto milioni di dollari in mancati pedaggi oltre alla faccia per un incidente che ha mostrato i limiti del progetto del raddoppio del canale realizzato da El Sisi. Le manie di grandezza del presidente egiziano non hanno risolto il problema dell’esistenza di una sola corsia all’estremità meridionale della via d’acqua, proprio dove la portacontainer si è bloccata.
Oltre 400 petroliere e navi cariche di merci tra cui automobili, bestiame, computer, tv, smartphone, mobili, dirette in Europa e verso gli Stati Uniti, sono rimaste ferme a Sud e a Nord del canale per una settimana – ci vorranno almeno tre giorni per smaltire il traffico – con un danno calcolato in svariati miliardi di dollari. Alcune di esse, incluse quelle del gigante delle spedizioni Maersk, preoccupate che la Ever Given rimanesse incagliata ancora per giorni, hanno scelto di non aspettare e di passare per la punta meridionale dell’Africa: un viaggio verso l’Europa più lungo di quasi due settimane con costi extra di carburante di 26.000 dollari al giorno. L’accaduto avrà conseguenze sul movimento delle merci nei container, già in crisi a causa delle interruzioni causate dalla pandemia, e influenzerà le spedizioni di petrolio e gas dal Golfo. In allarme sono le aziende che per la propria attività fanno affidamento su catene di approvvigionamento rapide e con poco margine di errore. Grave la situazione per 130mila animali avverte l’ong Animals International preoccupata per le scorte limitate di acqua e cibo a bordo delle navi in attesa da giorni.
* Fonte: Michele Giorgio, il manifesto
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