* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto
Pandemia. I costi economici: Italia -8,8% del Pil, Eurozona -6,8%
Dai dati provvisori dell’Istat la contrazione del prodotto interno lordo italiano è stata inferiore, di poco, al previsto, in un panorama che vede la Spagna a -9,1%, la Francia a -8,3% e la Germania a -5,3%. Regno Unito verso -10% e Usa a -3,5%, dato peggiore dal 1946
L’anno della pandemia, e del doppio lockdown primaverile e autunnale, secondo l’Istat si chiude per l’Italia con un calo del prodotto interno lordo dell’8,8%. Questo in un panorama europeo e mondiale dove abbondano i risultati negativi nelle principali economie nazionali. Con la solitaria eccezione di una Cina capace di segnare, anche nel 2020, un +2,3% del Pil rispetto all’anno precedente. Mentre l’altro gigante Usa, pur forte di un +4% nel quarto e ultimo trimestre dell’anno, dato cui non sono estranee le scarse misure di sicurezza dell’amministrazione Trump di fronte al Covid 19, chiude comunque in negativo il 2020, con un -3,5% che è il dato peggiore dal 1946 ad oggi.
L’Istituto nazionale di statistica puntualizza che si tratta di dati grezzi e di stime provvisorie, specificando che per l’Italia il dato corretto per effetti del calendario, cioè per tener conto del fatto che nel 2020 ci sono state due giornate lavorative in più rispetto al 2019, è -8,9%. Su questo Eurostat basa le stime europee, diffuse nei giorni scorsi, e che vedono su base annua un Pil diminuito del 6,8% nell’area euro a 17, e del 6,4% nell’Ue a 27.
Quanto alle singole, principali nazioni europee, c’è da registrare che rispetto alle previsioni che vedevano la Spagna a -11, i risultati del quarto trimestre del Paese iberico segnano una ripresa del 0,4%, dato che porta il Pil spagnolo a -9,1%. La Francia chiude invece il 2020 a -8,3%, meglio delle previsioni, e la Germania a –5,3%, con un quarto trimestre stagnante ma non negativo nonostante le nuove restrizioni. Il dato del Portogallo è -7,6%, mentre l’Office of national statistics del Regno Unito non ha ancora diffuso le stime sull’intero 2020, anticipando comunque la previsione di un calo superiore al 10%.
Tornando all’Italia, il calo registrato dall’ Istat nonostante le proporzioni è inferiore al previsto. La Nota di aggiornamento al Def aveva infatti pronosticato una flessione del 9%. Mentre la Banca d’Italia e il Fondo monetario internazionale stimavano una contrazione di poco superiore, a -9,2%. Addirittura la Commissione Ue, a novembre, aveva stimato e messo nero su bianco un calo del Pil italiano del -9,9%.
Secondo l’Istat il risultato italiano è stato meno peggio del previsto perché la contrazione del quarto trimestre, segnato dalla seconda ondata del virus e dalle nuove restrizioni, si è fermata al –2%,. L’effetto di un netto peggioramento della congiuntura dei servizi, nuovamente in lockdown più o meno generalizzato da ottobre in poi, a fronte di una contrazione di entità limitata dell’attività industriale.
Peraltro il -2% italiano del quarto trimestre 2020 resta un dato peggiore rispetto alla media dell’Eurozona ( -0,7%) e dell’Ue (-0,5%), e rispetto ai risultati congiunturali della Francia (-1,3%), di una Germania risalita in territorio positivo (+0,1%) e appunto della Spagna con il suo +0,4%. Peggio di noi solo l’Austria con un -4,3%, in una classifica guidata su base planetaria dalla Cina, con un eloquente +,6,5%. Si tratta comunque di stime provvisorie, dato che ad esempio per Eurostat l’Italia calerebbe nel quarto trimestre solo dell’1,3%, come la Francia e meno di quanto segnalato dall’Istat.
Commentando i dati, il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta ha osservato che il governo prevede nel 2021 “un balzo del 5-6% se il Covid finisce”, confermando la previsione della NaDef del 6%. Baretta ha poi sottolineato che gran parte delle energie dovrebbero essere concentrate sull’occupazione. Sulla stessa linea la Cgil: “Tutte le energie andrebbero utilizzate per difendere occupazione, redditi e attività economiche – osserva Gianna Fracassi – quindi occorre velocizzare i tempi e utilizzare i 32 miliardi dello scostamento di bilancio. Inoltre, con i fondi nazionali e del Next Generation Eu, vanno programmati subito investimenti per creare lavoro, soprattutto per giovani e donne, e nei settori più colpiti dalla crisi. E i tempi – conclude la vicesegretaria della Cgil – non rappresentano in questo contesto di crisi economica e sociale una variabile indipendente”.
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