by Luca Tancredi Barone * | 28 Febbraio 2021 17:23
«Sono sommerso di messaggi di gente disperata, ultraottantenni che ricevono sms dalla Regione Lombardia in cui dicono loro che per ora non li vaccinano». È Vittorio Agnoletto a parlare, come presidente dell’Osservatorio Coronavirus, di Medicina Democratica.
LA PANDEMIA ha messo in evidenza l’urgenza di una battaglia che Agnoletto e molti altri combattono da anni: quella contro i brevetti che ostacolano l’accesso alle cure per tutti. A novembre un comitato internazionale di ricercatori e attivisti, di cui lo stesso Agnoletto è stato uno dei promotori, ha presentato una Iniziativa dei cittadini europei, o Ice, uno strumento istituzionale attraverso il quale è possibile proporre una modifica legislativa alla Commissione europea. Se entro il prossimo novembre si raggiunge il milione di firme, la Commissione è obbligata ad ascoltare i promotori e proporre una iniziativa legislativa in merito.
L’HANNO DENOMINATA «Right to cure»[1], diritto alle cure, e chiede di «garantire che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l’accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro la Covid-19», di «introdurre obblighi giuridici per i beneficiari di finanziamenti della Ue per quanto riguarda la condivisione di conoscenze in materia di tecnologie sanitarie, di proprietà intellettuale e/o di dati» e anche «per quanto riguarda la trasparenza dei finanziamenti pubblici e dei costi di produzione e clausole di trasparenza e di accessibilità insieme a licenze non esclusive».
Tutto questo prima che venissero alla luce gli accordi commerciali opachi siglati dalla Commissione con le principali aziende che oggi stanno fornendo i vaccini, peraltro senza rispettare gli impegni presi a cambio dei generosi pagamenti ricevuti quando le sperimentazioni non si erano ancora concluse.
PER ORA LE FIRME RACCOLTE[2] sono 86.000 (l’Italia, che ha riunito 60 organizzazioni, tra cui tutte le forze sindacali, e associazioni come Emergency, Arci, Acli, e personalità come Strada, Garattini, Ciotti, Di Sisto o Petrella, da sola ne ha 23.000, seguita da Francia, Belgio e Spagna). Agnoletto annuncia due giornate di mobilitazione, l’11 marzo e il 7 aprile (giornata mondiale della salute). A marzo è prevista la discussione del consiglio Trips (gli accordi di proprietà intellettuale) dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) dell’iniziativa presentata da India e Sudafrica (attuale presidenza del consiglio Trips) di una moratoria sui brevetti per i farmaci e i vaccini Covid. 57 paesi dei 164 membri dell’Omc e 115 europarlamentari si sono detti favorevoli a questa moratoria.
IN UN DOCUMENTO[3] DEL 24 FEBBRAIO, gli europarlamentari scrivono che «la Ue deve rafforzare la sua leadership e assicurare che promuove un sistema di solidarietà realmente multilaterale, sostenendo tutti i paesi in una risposta efficiente alla pandemia» perché «l’aperta opposizione della Ue alla moratoria Trips rischia di esacerbare una pericolosa divisione nord-sud quando si parla di accesso economico alle diagnosi di Covid-19, a dispositivi di protezione individuale, a cure e vaccini».
Come sottolinea India today[4], oggi come oggi il mondo avrebbe bisogno di 11 miliardi di vaccini per fermare l’epidemia in tutti i paesi. Ne sono disponibili solo 7 miliardi e mezzo. E mentre i paesi ricchi rappresentano solo il 16% della popolazione, si sono accaparrate il 60% delle dosi disponibili.
LO STESSO DIRETTORE GENERALE dell’Organizzazione mondiale della salute Tedros Adhanom Ghebreyesus ha detto venerdì che «è il momento di usare tutti gli strumenti a disposizione per poter aumentare la produzione, compreso il trasferimento di licenze e l’esenzione dei diritti di proprietà intellettuale. Ora o mai più», ha concluso. Sulla stessa linea il direttore generale dell’Onu Antonio Gutierres in un tweet[5] questa settimana: «I vaccini devono essere un bene pubblico globale, accessibile ed economico per tutti».
Agnoletto si rivolge ai parlamentari della maggioranza: «Oltre alle belle parole e ai messaggi sui social, che cosa voterà il governo sulla moratoria nel consiglio Trips? Chi appoggerà la nostra Ice? Tutto questo non c’entra nulla con permettere ai giganti come Pfizer, AstraZeneca o Moderna di individuare aziende nazionali a cui delegare la produzione. Qui parliamo di costringere le aziende a socializzare le conoscenze. L’opinione pubblica oggi è a favore di questa iniziativa».
* Fonte: Luca Tancredi Barone, il manifesto[6]
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