Con la pandemia, incalza la crisi: a novembre meno 664mila posti di lavoro

by redazione | 19 Febbraio 2021 9:08

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La bomba sociale è già esplosa. A novembre 2020 sono spariti 664 mila posti lavoro, sostiene l’Inps nell’Osservatorio sul precariato. Sono i precari a essere stati travolti dal congelamento dell’economia italiana per rallentare la circolazione del Covid. Il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione ha permesso invece di ottenere un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni di contratti stabili è stato positivo:+243 mila unità.

In undici mesi, rispetto all’anno precedente, sono spariti 263.902 contratti a termine, 121.913 contratti stagionali, 80.217 di somministrazione e 76.970 intermittenti. Le cessazioni dei rapporti di lavoro, nel complesso, sono state 5 milioni e 51 mila, in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019 (-20%). Tra queste si è registrata una diminuzione significativa di quelle da contratto a tempo indeterminato che sono state 1.204.604, oltre 350 mila in meno rispetto ai primi 11 mesi del 2019 (-30%) grazie al divieto di licenziamento per ragioni economiche deciso per fronteggiare la pandemia e la crisi economica.

Il Covid-19 ha determinato anche la contrazione dei lavoratori impiegati con Contratti di prestazione occasionale (Cpo): ad aprile pari al -78%; nei mesi successivi si è progressivamente attenuata fino al -34% di novembre (11.600 lavoratori impegnati contro 17.800 a novembre 2019). L’importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva risulta a novembre pari a 255 euro. I lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (Lf) a novembre 2020 erano circa 12.800, sui livelli precedenti all’inizio della pandemia (erano 8.900 a novembre 2019). Tra marzo e agosto 2020 si era registrato uno sviluppo enorme dell’utilizzo del Libretto Famiglia (a giugno i lavoratori interessati erano stati più di 310 mila) da ricondurre all’introduzione del bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting previsto dal Cura Italia. Anche l’importo medio mensile lordo della remunerazione di questi lavoratori è tornato ai livelli precedenti la pandemia (178 euro a novembre 2020 contro 172 euro a novembre 2019) mentre nel periodo tra marzo e agosto oscillava tra i 500-600 euro.

Il totale di ore di Cig autorizzate dal primo aprile 2020 al 31 gennaio 2021, per emergenza sanitaria, è pari a 4.238,4 milioni. Tra queste, sostiene l’Inps, 1.957,4 milioni di cig ordinaria per 28.578 aziende, 1.434,3 milioni per l’assegno ordinario dei fondi di solidarietà (33.064 aziende) e 846,7 milioni di cig in deroga 92.117 aziende). A gennaio il 64% di queste ore sono state assorbite in questi settori: fabbricazione di macchine, apparecchi meccanici ed elettrici; metallurgico; industrie tessili e abbigliamento; auto, rimorchi semirimorchi e mezzi di trasporto. «Senza la cassa Covid e il blocco dei licenziamenti, avremmo dati ancora più drammatici – sostiene Tania Scacchetti (Cgil – bisogna dare quindi continuità alle misure di protezione»

* Fonte: Mario Pierro, il manifesto[1]

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