Covid. Rapporto sul Vaccino Pfizer: sugli anziani gravi effetti collaterali

Covid. Rapporto sul Vaccino Pfizer: sugli anziani gravi effetti collaterali

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L’Agenzia norvegese del farmaco ha pubblicato un rapporto sugli effetti avversi del vaccino anti Covid-19 prodotto da Pfizer/BioNTech, che in questo momento viene somministrato nelle residenze per anziani, a persone molto anziane con diverse fragilità serie. Secondo il rapporto, 13 anziani sono morti poco dopo la vaccinazione, e altri 9 hanno sofferto di effetti collaterali seri. Per Sigurd Hortemo, direttore sanitario dell’agenzia, non si può escludere che al decesso possano aver contribuito effetti collaterali come la febbre e la nausea, comuni dopo la vaccinazione.

Il rapporto però non stabilisce un nesso di causa ed effetto tra il vaccino e la morte: «Stiamo vaccinando gli anziani e gli ospiti in casa di riposo con gravi patologie, quindi è previsto che un certo numero di decessi possa accadere in prossimità della vaccinazione» scrive l’Agenzia in una nota. «In Norvegia, ogni settimana muoiono in media 400 persone nelle case di riposo e nelle residenze di lungodegenza». I 13 decessi rappresentano lo 0,04% delle trentamila persone a cui è stato finora somministrato il vaccino. Per altri dieci decessi è stato escluso un legame con la vaccinazione.

I decessi però hanno condotto l’Istituto norvegese di sanità pubblica a modificare le linee-guida per la vaccinazione anti Covid-19 negli anziani fragili. «Di fronte a pazienti molto fragili, malati e con una breve aspettativa di vita, è necessario compiere valutazioni ulteriori sull’appropriatezza del vaccino» ha spiegato a Euronews Steinar Madsen, direttore sanitario dell’Agenzia norvegese del farmaco. Negli studi clinici che hanno condotto all’autorizzazione del vaccino Pfizer/BioNTech, non sono stati inclusi volontari con oltre 85 anni e con patologie preesistenti. Tuttavia, Madsen non si è detto preoccupato per gli effetti collaterali osservati finora. «È abbastanza chiaro che questi vaccini comportano un basso livello di rischio, fatta eccezione per i pazienti più fragili».

* Fonte: Andrea Capocci, il manifesto



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