Per Confindustria viene prima il profitto: «Riapriamo, pazienza se muore qualcuno»

Per Confindustria viene prima il profitto: «Riapriamo, pazienza se muore qualcuno»

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Confindustria ci ricasca. L’insopprimibile primato del profitto sulla salute torna ad uscire dalle bocche di un altro esponente della associazione imprenditoriale guidata da Carlo Bonomi. Se ad aprile era toccato all’iperfalco Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, felicitarsi per il no alle zone rosse a in un’intervista a Tpi: «Ai primi di marzo con la Regione ci siamo confrontati, ma non si potevano fare zone rosse ad Alzano e Nembro – i comuni bergamaschi più colpiti dalla prima ondata – perché non si poteva fermare la produzione», lunedì è stato il presidente di Confindustria Macerata Domenico Guzzini sostenere che «le persone sono stanche delle restrizioni, anche se qualcuno morirà, pazienza». Due esponenti della provincia, del sentimento diffuso nell’imprenditoria reale del paese.

Domenico Guzzini, presidente di Confindustria Macerata

PARTECIPANDO ALL’EVENTO «Made for Italy per la Moda» – settore molto forte nelle Marche a partire dal marchio Tod’s dei Della Valle – organizzato dall’associazione degli industriali a cui partecipavano, tra gli altri, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli ed esponenti di Confindustria Moda, trasmesso in streaming sui canali social e Youtube dell’organizzazione, Guzzini stava parlando della ricadute economiche della pandemia, indicando nella moda e nel turismo i settori che hanno sofferto di più. «Come sapete – ha esordito – ci aspetta un Natale molto magro perché stanno pensando addirittura di restringere ulteriormente – ha aggiunto -. Questo significa andare a bloccare anche un retail che si stava rialzando per la seconda volta da una crisi e lo stanno rimettendo nuovamente in ginocchio. Io penso che le persone sono un po’ stanche di questa situazione e vorrebbero, alla fine, venirne fuori. Anche se qualcuno morirà, pazienza. Ma così, secondo me, diventa una situazione impossibile per tutti», ha concluso senza che nessuno battesse ciglio.

Le Marche non sono il centro del mondo ma la sparata è troppo grossa perché qualcuno non se accorga. E nei social il video è diventato virare tanto che Confindustria è costretta a cancellarlo. Mentre la pagina Facebook di Confindustria Macerata è stata chiusa per i troppi commenti contro il suo presidente.

CON UN GIORNO DI RITARDO, da Guzzini ieri è arrivato il pubblico mea culpa: «Sinceramente chiedo scusa a tutti e in particolare alle famiglie toccate dal dramma del Covid, per la frase che ho pronunciato. Ho sbagliato nei contenuti e nei modi. Parlavo – ha provato a salvarsi – della vita aziendale e delle prospettive del lavoro e invece, preso dalla discussione, ho fatto un’affermazione sbagliata, che non raffigura il mio pensiero né tanto meno quello dell’associazione che rappresento», spiega Guzzini. «Sono molto addolorato per la mia dichiarazione che, quando ho riascoltato, ho realizzato quanto fosse grave e distante da ciò che penso, cioè che il bene più importante della vita di ognuno di noi siano la salute e la famiglia», conclude.

A DIFENDERE SUBITO IL CAPO degli industriali maceratesi arriva il presidente delle Regione Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia che ieri aveva ascoltato le stesse parole senza eccepire alcunché: «Conosco Domenico Guzzini e sono certo che quella è una affermazione infelice, un errore non voluto che non rappresenta il suo pensiero, e che non voleva dire quello che ha detto. A riprova di questo è arrivato il suo chiarimento, oltre che le sue scuse», si premura di dichiarare Acquaroli. Insomma, Guzzini quelle cose non voleva dirle e, se anche le ha dette, non le pensava.

LA FUNEREA GAFFE – ieri nelle Marche (regione fortemente colpita nella prima ondata) per Covid sono morte 1428 persone di cui 14 ieri, in Italia ben 846 e il nostro è il paese con più morti in Europa con 65.857 – rende comunque perfettamente l’idea di quanto Confindustria spinga per riaprire tutte le attività e come abbia sempre fatto pressione nei momenti – come questo – in cui invece il Comitato tecnico scientifico e il governo stiano decidendo nuove chiusure.

Anche con motivazioni oltre il ridicolo e spaziando nel negazionismo. Ad esempio sempre Bonometti disse: «Per fortuna non abbiamo fermato le attività essenziali perché i morti sarebbero aumentati» (sic). E ancora aveva motivando l’alto numero di morti in Lombardia con «la presenza massiccia di animali, con la movimentazione di questi che ha favorito il contagio».

* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto



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