by Stefano Mauro * | 29 Dicembre 2020 11:38
«È un giorno speciale per il Niger che, per la prima volta nella sua storia, sperimenterà un’alternanza democratica» ha dichiarato il presidente uscente Mahamadou Issoufou dopo aver votato al municipio di Niamey. Circa 7 milioni di elettori, su una popolazione di 23, sono stati chiamati domenica a un doppio scrutinio elettorale – presidenziali e legislative – per eleggere il successore di Issoufou. Un voto storico per il paese che vede due presidenti eletti democraticamente succedersi in una nazione con una storia di colpi di stato, almeno cinque, dalla sua indipendenza nel 1960.
NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE – cosa non scontata in molti paesi africani, vedi i casi recenti di Guinea Conakry e Costa d’Avorio – il capo dello Stato non si è ripresentato dopo i due mandati consecutivi dal 2011 e appoggia l’ex ministro degli Interni Mohamed Bazoum, il nuovo leader del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds).
Tornata elettorale relativamente tranquilla, grazie anche a un forte dispiegamento di sicurezza dovuto agli attentati jihadisti che da diversi anni flagellano il paese, in particolare il sud, nella zona «delle tre frontiere» tra Niger, Mali e Burkina Faso.
IL 12 DICEMBRE UN ATTENTATO rivendicato da Boko Haram ha provocato 34 morti nel villaggio di Toumour, nella regione di Diffa (sud-est, al confine con la Nigeria), mentre il 21 lo Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs) ha attaccato un convoglio militare nella città di Taroun (sud-ovest, al confine con il Mali) uccidendo almeno 11 militari.
Proprio l’aspetto legato alla sicurezza della popolazione è stato il tema centrale tra i 20 candidati alla presidenza che, secondo la stampa locale, non rappresentano «un vero rinnovamento della classe politica». Tra i candidati, infatti, ci sono due ex presidenti (Mahamane Ousmane e Salou Djibo) e due ex primi ministri (Seini Oumarou e Albadé Abouba) e la loro età media è di oltre 60 anni, in uno dei paesi che, al contrario, ha un’altissima percentuale di giovani. Il sessantenne Mohamed Bazoum, che beneficia della macchina elettorale del suo partito, viene comunque dato per favorito e potrebbe diventare il primo presidente del Niger ad essere eletto al primo turno.
BAZOUM HA PROMESSO, in caso di vittoria, di «riportare nei propri villaggi entro la fine del 2021 centinaia di migliaia di sfollati» fuggiti dal Niger a causa delle violenze di Boko Haram. «La nostra soluzione è puntare sull’istruzione, sulla crescita economica e sul rafforzamento delle forze di sicurezza locali per contrastare la minaccia jihadista e l’insicurezza» ha detto in campagna elettorale. Ma per riuscirci dovrà sbarazzarsi dei candidati dell’opposizione, che hanno già annunciato «la formazione di una coalizione in caso di secondo turno», mentre i risultati del primo sono attesi per giovedì.
Secondo l’Onu almeno 300mila rifugiati nigeriani e sfollati nigerini vivono in enormi campi che costeggiano la strada nazionale che attraversa la regione di Diffa nel Niger sud-orientale.
* Fonte: Stefano Mauro, il manifesto[1]
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