Migranti. L’orrore nascosto lungo la rotta balcanica
TRIESTE. Arrivano a Trieste piagati, affamati, terrorizzati. Lungo la rotta balcanica hanno subito pestaggi e ruberie, sono stati riportati in Bosnia una due tre dieci volte; adesso sono qua. A piccoli gruppi, ogni giorno, alla ricerca di un treno che li porti più dentro all’Europa, al nord, via, dove forse c’è una vita possibile anche per loro. I corpi martoriati, solo negli occhi quella scintilla che non si spegne: la speranza, la voglia di vivere.
A Trieste non c’è nulla per chi arriva a piedi, per chi vuole continuare il viaggio, solo i volontari davanti alla Stazione che, ogni pomeriggio, offrono un pasto, una coperta, un paio di scarpe e un primo intervento per curare le ferite. Il Comune, quest’anno, non ha nemmeno organizzato il solito “piano freddo”: chiuso da un anno l’Help Center, chiusi tutti i centri diurni, chi non ha un tetto dorme in strada. O sotto le enormi arcate dell’ex Silos, tra immondizie, ratti, fango ghiacciato.
Quel che succede lungo il confine è ben documentato: migranti restituiti alla Slovenia che li riporta in Croazia che li riporta in Bosnia.
Poco importa se hanno diritto alla protezione internazionale, se fuggono dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Iraq. Nessuno permette loro di presentare una domanda, nessuno chiede loro chi siano.
Quel che succede in Croazia si conosce da anni: brutalità, sevizie, sequestro di qualsiasi cosa, dal cellulare alla bottiglia d’acqua, persino le scarpe e sono documentati i casi di morti con necrosi ai piedi. Dormono nei boschi, mangiano quel niente che trovano, bevono dalle pozzanghere. A decine annegano nei fiumi che tentano di attraversare.
Pare che molti non vedano, nonostante le foto, i video, i tanti documenti. Pare che a molti non interessino le pesanti responsabilità occidentali che hanno determinato questo esodo di popoli.
Si è tanto discusso sui pullman che avevano riportato in Italia gruppi di migranti a Ventimiglia ma ben poco sulle centinaia di persone che l’Italia riconsegna nelle mani dei carnefici sul confine orientale. “Si cerca di nasconderli sotto il tappeto, come se questi esseri umani fossero polvere” ha detto ieri Nello Sclavo alla conferenza stampa di Grei250, rete di ong medici giornalisti avvocati per i diritti dei migranti. Sono anni che Sclavo, dalle pagine di Avvenire, documenta le violazioni dei diritti umani e le situazioni disumane in cui si trova chi si mette in viaggio e sta per uscire una nuova puntata della sua inchiesta “per sensibilizzare le autorità italiane e l’opinione pubblica”.
Perché quel che succede sul confine orientale è addirittura più grave di quel che sappiamo della Libia e della rotta mediterranea: perché qui è Europa, qui si parla di Paesi europei, questo avviene dentro la nostra civile Europa.
Sembra indigeribile eppure l’Italia viola consapevolmente qualsiasi legalità, in modo duraturo e strutturato e, di più, lo dichiara apertamente. “Non era mai successo ed è la parte più inquietante di questa orribile realtà: l’Italia ammette l’illegalità anzi la rivendica” dice Giancarlo Schiavone per Asgi ricordando la risposta scritta fornita dal Ministero dell’Interno l’estate scorsa: i migranti rintracciati entro dieci chilometri dalla fascia confinaria vengono respinti in Slovenia. E non può la ministra Lamorgese, né alcun altro, sostenere di non essere a conoscenza che questo vuol dire poi Croazia e poi Bosnia e piena violazione dei diritti umani.
Bosnia! Dove persino il capo missione dell’organizzazione intergovernativa OIM ha annunciato di ritirarsi dal campo di Lipa perché ingestibile. Vede solo due scenari possibili: “Il primo è che all’ultimo minuto Sarajevo prenda la decisione che le persone vengano spostate in luoghi dove poter accedere a condizioni di vita adeguate e che si trovi un centro aggiuntivo per le 1500 persone che dormono ora all’aperto”. Altrimenti, aggiunge, c’è da aspettarsi solo una catastrofe umanitaria. Perché le migliaia di migranti ammassati in Bosnia sono in tende addossate a una discarica, perché troppi dormono all’addiaccio, perché il Governo vuole spostarli da un campo senza assistenza ad un altro dove non c’è nemmeno l’acqua.
Onoriamo il Natale, ormai è vicino, ascoltiamo Papa Francesco ha chiesto don De Robertis di Fondazione Migrantes, nella consapevolezza che la Notte Santa è stata una notte di angoscia: una giovane coppia che non trovava un posto dove riposare, costretta a deporre il proprio neonato dove mangiavano gli animali. “Non può dirsi cristiano chi chiude la porta in faccia a un fratello”
E parliamo, denunciamo, non smettiamo di indagare. “Sulla rotta balcanica va acceso un faro, i giornalisti devono andare in quei luoghi e vedere dove si consuma la violazione dei diritti umani, Facciamo rete per impedire bavagli e oscurità” le parole di Beppe Giulietti.
* Fonte: Marinella Salvi, il manifesto
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