Iran. I dissidenti all’estero rapiti, torturati, esibiti in tv e poi giustiziati
I protagonisti di questa brutta storia sono tre oppositori iraniani. Mandate in onda sulla tv di stato della Repubblica islamica, le loro vicende vogliono incutere terrore tra i dissidenti rifugiati in Occidente e, al tempo stesso, far credere agli iraniani in patria che i pasdaran sono gente in gamba.
In realtà, le tecniche per reprimere il dissenso sono le stesse della Savak, la polizia segreta dello scià negli anni Sessanta e Settanta. Il dissidente scappa e un paese europeo gli concede lo status di rifugiato. Dopodiché, cede alla tentazione di tornare in Medio Oriente, anche se non proprio in patria, e gli viene tesa una trappola.
NELLA SCENA SUCCESSIVA lo vediamo in carcere a Teheran, dove viene torturato e costretto a rilasciare una video-intervista in cui confessa di essere una spia. Nell’ultima scena, il dissidente pentito sale sul patibolo. La corda al collo, viene impiccato. In sottofondo, una musica inquietante.
A ripetere lo stesso copione è la magistratura di Teheran. Per catturare l’attenzione, nel macabro spettacolo di ottobre sono state inserite immagini di esplosioni e di persone insanguinate, tratte dall’attacco alla parata militare del settembre 2018 nella città sudoccidentale di Ahvaz, in cui 25 persone erano morte in un attentato rivendicato dal Movimento arabo di lotta per la liberazione di Ahvaz (Asmla).
Protagonista del video è l’oppositore Habib Chaab, cittadino iraniano di etnia araba. Sullo schermo è bendato, nella seconda scena rimuove la benda e racconta i dettagli di quella «operazione terroristica» e dei finanziamenti sauditi. Rifugiato politico in Svezia, è stato sedotto da una 007 iraniana che gli ha dato appuntamento a Istanbul. Qui, sarebbe stato rapito, drogato e trasportato in un camioncino per 1.600 km attraverso la Turchia, fino a Van. Al confine con l’Iran, sarebbe stato consegnato ad agenti della Repubblica islamica.
ALCUNI GIORNI FA, I SERVIZI di intelligence turchi hanno arrestato undici cittadini turchi accusati di spionaggio a favore dell’Iran e del sequestro del dissidente. Oltre a Chaab, recentemente il pubblico della televisione iraniana ha visto scorrere sullo schermo anche le immagini del giornalista dissidente Ruhollah Zam, direttore del sito Amad News che diffondeva notizie sui politici iraniani e che aveva contribuito a fomentare il dissenso durante le proteste di fine 2017 e del 2018. Rifugiato in Francia, era stato rapito dai pasdaran a ottobre 2019 mentre si trovava in Iraq, dove si era recato per incontrare il Grande Ayatollah Ali Sistani. Deportato in Iran, è stato condannato per «corruzione sulla terra» e sabato 12 dicembre è morto impiccato. In segno di protesta, le diplomazie dell’Ue hanno mandato a monte un atteso business forum.
* Fonte: Farian Sabahi, il manifesto
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