La «Società della cura», una mobilitazione nazionale in 40 piazze per la salute e il reddito
«Non è andato tutto bene. Non possiamo ritrovarci sempre in emergenza». A dirlo, facendo il verso agli striscioni con l’arcobaleno comparsi nella prima ondata e ormai quasi introvabili, sono le decine di associazioni e reti sociali che durante il lockdown si sono unite dietro lo slogan: «Per una società della cura. Fuori dall’economia del profitto». Tra loro ci sono Attac e i circoli Arci, i Fridays for future romani e varie organizzazioni ecologiste, comitati per l’acqua e case delle donne, collettivi studenteschi e il movimento Priorità alla scuola. Manifestano oggi in 40 piazze, fisiche o virtuali, e chiedono quattro provvedimenti «immediati»: reddito universale; vigilanza sulla sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro; investimenti in sanità e scuola; un piano di prevenzione a tutela di salute, territorio e beni comuni.
Sullo sfondo l’idea che da una crisi inedita ed epocale come quella generata dal Covid-19 si possa uscire solo con una radicale riconversione ecologica, sociale, economica e culturale. Per renderla possibile chiedono di tassare i grandi patrimoni, ridurre le spese militari, abrogare i sussidi dannosi per l’ambiente e usare i fondi di Cassa depositi e prestiti per i servizi pubblici. A Torino ci sarà un presidio in piazza Castello e a Palermo in piazza Verdi. A Bologna un flashmob in solidarietà con i lavoratori dell’ospedale Maggiore e a Napoli un’assemblea popolare. A Milano il confronto si svolgerà online, mentre a Roma l’invito è a raggiungere piazza del Popolo con tovaglie e cibo (per sé e da donare).
Nell’iniziativa capitolina convergeranno anche collettivi e reti di movimento. Ieri, guidati dal Coordinamento cittadino sanità, hanno occupato simbolicamente l’ex ospedale Forlanini. La struttura, inaugurata nel 1934, ha ospitato fino a 2.500 posti letto ma è stata chiusa definitivamente nel 2015, per favorire il rientro del disavanzo della spesa sanitaria regionale. I manifestanti hanno chiesto di investire i soldi del Recovery fund nella sanità pubblica citando alcuni dati: «7 miliardi di tagli negli ultimi 10 anni, assenza di oltre 100mila tra medici e infermieri, perdita di oltre il 60% dei posti letto dal 1981». Dalle finestre della struttura hanno esposto lo striscione: «Per una sanità pubblica, gratuita, universale e di qualità. Riaprite gli ospedali». Un’analoga mobilitazione è in corso nel quartiere Casal de’ Pazzi, dove abitanti e associazioni vogliono la riattivazione di Villa Tiburtina, presidio sanitario chiuso nel 2014.
* Fonte: Giansandro Merli, il manifesto
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