Stati uniti. Ucciso un altro giovane nero, mentre Trump fa passerella a Kenosha

by redazione | 2 Settembre 2020 9:30

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Donald Trump non si è fatto scoraggiare e si è recato a Kenosha, in Wisconsin, nonostante le richieste delle autorità locali di annullare il viaggio e le critiche di chi pensa che il presidente stia incitando i disordini a fini personali, per rafforzare il suo messaggio elettorale di «legge e ordine».

Kenosha è diventata suo malgrado la sede della penultima ondata di proteste che chiedono giustizia razziale, dopo che il 29enne afroamericano Jacob Blake ha ricevuto sette pallottole alla schiena sparate da un poliziotto bianco, lasciandolo paralizzato.

Penultima perché nelle ultime ore è tornata in piazza anche Los Angeles dopo l’uccisione, per mano della polizia, di un altro cittadino nero, il 29enne Dijon Kizzee. Secondo la polizia, stava fuggendo in bici dopo aver strattonato un agente che lo aveva fermato e aver gettato a terra una pistola. Immediata la reazione del movimento Black Lives Matter: proteste si sono svolte per tutta la notte, i manifestanti hanno accusato la polizia di avergli sparato alle spalle.

In questo scenario, Trump ha deciso di visitare, accompagnato dalla polizia di Kenosha, le proprietà «colpite dai recenti disordini» e il Centro operativo di emergenza e di partecipare a una tavola rotonda sulla sicurezza della comunità. Non ha espresso l’intenzione di incontrare la famiglia Blake, che dal canto suo ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di vederlo.

Il governatore del Wisconsin Tony Evers e il sindaco di Kenosha John Antaramian, entrambi democratici, avevano formalmente chiesto a Trump di non andare, ma la Casa bianca non si è mossa dalla sue intenzioni, affermando in una nota di essere «onorata dalla presenza di cittadini di Kenosha che hanno accolto con favore la visita del presidente e che desiderano una vera leadership per sostenere le forze dell’ordine locali e le imprese che sono state vandalizzate».

Alla vigilia della sua visita, Trump ha difeso Kyle Rittenhouse, il17enne bianco che ha ucciso due persone e ferita una terza durante una manifestazione Black Lives Matter: ha agito per legittima difesa, ha detto Trump, stava solo «cercando di scappare» essendo stato «attaccato molto violentemente».

Mentre scriviamo a Kenosha si stanno già formando diversi campanelli di manifestanti contrari alla visita di Trump, arrivato insieme al procuratore generale William Barr per il tour guidato dalle forze dell’ordine che gli mostrano i danni causati dai manifestanti, esprimendo così chiaramente da che parte si schiera e che narrativa degli eventi intende legittimare.

Finora Trump ha evitato di condannare direttamente le azioni della polizia e in un’intervista con la giornalista di estrema destra della Fox, Laura Ingraham, trasmessa lunedì, ha paragonato la sparatoria della polizia a un errore in un torneo di golf, offrendo un’immagine delle forze dell’ordine che agiscono mentre sono «sotto assedio».

«Fanno 10.000 atti grandiosi e poi arriva una mela marcia o uno che toppa. Sparando al ragazzo alla schiena molte volte hanno toppato – ha detto il tycoon evitando di menzionare il nome di Blake – Beh, avrebbero potuto fare qualcosa di diverso, avrebbero potuto lottare con lui, no? Ma sai nel frattempo lui avrebbe potuto impugnare un’arma. Sai che c’è, hanno toppato. Proprio come in un torneo di golf, perdendo un colpo facile». L’intervistatrice ha cercato di interrompere Trump per salvarlo dall’affermazione ma senza risultato.

Appena atterrato in Wisconsin accolto dal senatore repubblicano Ron Johnson, Trump ha detto: «Avremo molto di cui parlare», mentre dall’aereo aveva twittato che anche da Kanosha avrebbe «ringraziato le forze dell’ordine e la guardia nazionale per il lavoro ben fatto. La violenza è cessata sei giorni fa, nel momento in cui la guardia nazionale è entrata in scena. Grazie!».

* Fonte: Marina Catucci, il manifesto[1]

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