by redazione | 5 Settembre 2020 9:51
Michael Reinhol, maestro di snowboard di 48 anni, è stato ucciso in un parcheggio di Lacey, vicino a Olympia (nello stato di Washington), dalle forze dell’ordine che lo stavano cercando con l’accusa di aver sparato e a sua volta ucciso, sabato scorso, l’estremista di destra Jay Danielson, 39 anni, a margine di una protesta a Portland, Oregon.
Secondo le prime ricostruzioni[1], poco dopo le 19 l’uomo era uscito da un condominio e si era diretto verso la sua auto, quando gli agenti appostati all’esterno gli hanno intimato l’alt. A quel punto, secondo la polizia, l’uomo avrebbe tirato fuori un’arma e sarebbe stato ucciso.
Diversi testimoni hanno detto di aver sentito 30-50 colpi ed è stato accertato che 4 agenti hanno sparato tra la dozzina impiegata per l’arresto. Non è ancora chiaro se Reinhol abbia sparato neanche un colpo.
«Quella sera a Portland – ha raccontato Reinhol – era tutti contro tutti, la polizia lasciava fare e se non avessi agito sono certo che sarebbe stato ucciso qualche mio amico. Per i miei avvocati dovrei stare zitto – ha proseguito – ma voglio dire a tutti quello che secondo me sta accadendo, vedo una guerra civile dietro l’angolo».Quel che è certo, è che soltanto poche ore prima l’uomo aveva rilasciato un’intervista esclusiva a Vice.com[2] in cui ha potuto raccontare la sua versione dei fatti del 29 agosto. Saranno le sue ultime parole.
Entrando più nel dettaglio, Reinhol ha detto che «c’erano almeno 600 pickup enormi con le bandiere, li ho visti mentre si avvicinavano al centro. A quel punto ho portato mio figlio a casa e un amico mi ha detto di venire perché ci sarebbero potuti essere problemi».
In altre occasioni, sui social, Reinhol ha fatto intuire di agire come una sorta di «servizio d’ordine» delle manifestazioni, aveva già subito 2 arresti a luglio e ad agosto per scontri con i neofascisti.
La corsa di pickup neofascisti contro manifestanti di sinistra ha già fatto vittime negli Usa (per esempio a Charlottesville[3], nel 2017).
Non ammette direttamente l’omicidio di Danielson ma fa capire: «Dirò solo che non avevo scelta, temevo per la mia vita e per quella dei miei amici, non avevo altra scelta che fare quello che ho fatto. Ho visto quello che stava accadendo, ero sicuro di non aver colpito nessun innocente e mi sono allontanato».
Di sé dice: «Non sono un assassino, non sono un terrorista. Non sono iscritto a nulla, non sono un membro di antifa ma sono al 100% antifascista».
L’omicidio di Danielson è l’unico attribuito a estremisti di sinistra negli Stati uniti negli ultimi anni. Ma la presenza di armi in tutte le manifestazioni è ormai sempre più diffusa.
A Portland e non solo. Secondo Tess Owen, una giornalista di Vice, nel 2018 diversi neofascisti sono stati arrestati mentre si trovavano appostati su un tetto con i fucili spianati sopra una manifestazione.
E negli ultimi tre mesi sono diversi gli episodi, per fortuna senza vittime, in cui estremisti di destra hanno sparato vicino a cortei di Black Lives matter.
Un’inchiesta del Post[4] ha rivelato come contro Reinhoel si sia scatenata subito una vera «caccia all’uomo» in tutti i social dell’estrema destra. Le sue foto erano ovunque, con slogan osceni, non a caso è stato ucciso nello stato confinante.
Mentre è un punto ancora da chiarire la bandiera di Black lives matter che Danielson portava in una fondina prima di essere ucciso da Reinhoel.
A Portland ci sono manifestazioni da 99 giorni consecutivi. La presenza di armi tra gli «antifa» – secondo la Owen – è un fenomeno in crescita ma molto recente.
A destra non è cosi. Anche il caso di Kenosha, dove un estremista di destra ha ucciso due manifestanti, dimostra la presenza di vere e proprie milizie radunate sotto le bandiere più varie, destra, sinistra, razza, religione.
Ma non si tratta di schegge impazzite.
Il 17enne assassino di Kenosha ha già ricevuto 650.000 dollari in donazioni[5] per pagare i suoi avvocati, ed è stato difeso da pezzi da novanta di Fox News e diversi politici. Non ultimo, abbastanza apertamente, anche dal presidente degli Stati uniti.
È di ieri la foto elettorale di Marjorie Taylor Greene[6], una candidata repubblicana al Congresso in Georgia devota a QAnon, che impugna un mitra dicendo che eletta deputata andrà «a caccia di the Squad» (l’ala socialista dei democratici, quella di Ocasio-Cortez): «C’è bisogno di guerrieri cristiani super conservatori – scrive – che vadano all’attacco di questi socialisti che vogliono distruggere l’America». Greene sarà eletta.
E Trump l’ha già definita una «futura star repubblicana, non molla mai ed è una real WINNER» (maiuscole presidenziali).
* Fonte: Matteo Bartocci, il manifesto[7]
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