La scuola riapre col record di precari, fallisce la chiamata veloce
Si parte in Alto adige, nidi e materne a Milano e a Vo’ Euganeo (Padova)
Dopo sei mesi di chiusura per contenere la diffusione del Covid, è sempre più chiaro che la scuola riaprirà con il record dei precari. Le assunzioni in ruolo annunciate dal ministero dell’Istruzione (Miur) si sono rivelate un bluff, mentre la copertura dei posti rimasti «vacanti» attraverso la «chiamata veloce» (nell’angloitaliano del Miur definita «call veloce») è un flop. Prendiamo ad esempio il caso della Lombardia dove ieri a Milano hanno riaperto i nidi e le scuole materne. La Flc Lombardia ha reso noti i primi dati della complessa partita che, in questi giorni, vede protagonisti i precari che assumono finalmente il ruolo a tempo indeterminato e quelli che avrebbero potuto chiedere il trasferimento da altre regioni per cinque anni obbligatori (norma, quest’ultima giudicata incostituzionale da molti) tramite il nuovo sistema che assegna i posti rimasti «vacanti» dopo le operazioni di assunzione. Sulle annunciate 19.499 immissioni in ruolo, i nuovi insegnanti che hanno ottenuto la nomina sono solo circa 4 mila, il 21%.
E SONO SOLO 56 le domande pervenute in questa regioni da parte dei docenti che avrebbero dovuto spostarsi dalle graduatorie delle altre regioni. Numeri irrisori rispetto al gran ballo delle supplenze che partirà nei prossimi giorni. Il sindacato ha calcolato che, solo in Lombardia, saranno oltre 15 mila i posti da coprire con le supplenze. A questi posti devono essere aggiunti quelli creati con l’organico di fatto e le deroghe dei posti di sostegno. Totale almeno 50 mila supplenze da assegnare, in particolare in italiano, matematica, fisica e tecnologia. I più colpiti, in questa scuola che non rispetta il diritto allo studio e aumenta le diseguaglianze sociali e pedagogiche, saranno gli alunni diversamente abili. Sui posti del cosiddetto «sostegno» ci sarà bisogno di 20 mila insegnanti, in gran parte supplenti e non specializzati. Alla vera «partenza» riapertura prevista il 14 settembre, la più ansiogena e incerta della storia della scuola italiana a rischio chiusura per focolai variabili, non tutti gli insegnanti saranno in classe, centinaia di migliaia di studenti non li troveranno se non nelle prossime settimane. Per il Miur le nomine «a tempo determinato» avverranno entro il 14 settembre.
SITUAZIONE ANALOGA in tutte le altre regioni, a prescindere dalla riapertura a macchia di leopardo (sei riapriranno il 24). Per la «chiamata veloce» dati ufficiosi dicono che in Calabria ci sono state 16 domande, Molise, 7, Piemonte 30, Toscana 50, Puglia 26, Friuli 8. Lo sostengono i sindacati Cisl scuola e Gilda. «Dati che superano di gran lunga le più pessimistiche previsioni e lasciano presagire un numero di richieste nettamente al di sotto delle attese e risibile se paragonato alle 60 mila cattedre non assegnate sulle 84 mila previste – sostiene Rino Di Meglio (Gilda) – il numero di posti vacanti che resteranno scoperti sarà esorbitante, facendo schizzare le supplenze a quota oltre 200 mila. E la situazione non è destinata a migliorare neanche con i concorsi per i quali sono stati banditi circa 70 mila posti nel prossimo triennio, un numero del tutto insufficiente a coprire in maniera strutturale gli organici che nel prossimo triennio, dovrebbero portare ad una disponibilità di almeno 140-150 mila posti. È evidente come il sistema di reclutamento non sia in grado di stare al passo con questi grandi numeri che richiederebbero di fare un concorso ogni mese».
LA MINISTRA dell’Istruzione Lucia Azzolina ha ammesso l’esistenza di un problema, almeno sulla «call veloce» che comunque resterà anche l’anno prossimo. Le domande sono state 2500 sulle 10 mila iniziali. I docenti avrebbero, a suo avviso, «avuto paura di trasferirsi» a causa dell’emergenza Covid. Può darsi, dato che non sono esclusi nuovi lockdown. La ministra non ha pensato che potrebbero essersi opposti alla norma capestro del blocco della mobilità per 5 anni. In generale, il problema del personale precario resta quello più sottovalutato in tutta la gestione della riapertura della scuola in Italia.
LA CAMPANIA ieri ha ufficializzato che riaprirà le aule il 24 settembre dopo la tornata elettorale e referendaria prevista assurdamente il 20-21 e renderà obbligatorio il test sierologico a tutto il personale scolastico. Un’alta differenza con le altre regioni in questa riapertura fai-da-te che varia anche di scuola in scuola. Le polemiche politiche nel frattempo non si fermano. La Lega raccoglie in piazza le firme per le dimissioni di Azzolina e dice di avere pronta una mozione di sfiducia al Senato da condividere con l’intero centro-destra. Ieri sono tornati tra i banchi gli studenti dell’Alto Adige, così anche per la materna «Gianni Rodari» di Vo’ in provincia di Padova dove a febbraio c’è stato il primo morto italiano per Covid.
* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto
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