Hong Kong. L’attivista Joshua Wong fuori su cauzione: «Vogliono svuotare la piazza»

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Arrestato e subito dopo rilasciato. Potrebbe suonare come un epilogo glorioso quello di Joshua Wong, il noto attivista democratico di Hong Kong che ieri è stato trattenuto dalle autorità per poche ore.

SI TROVAVA NEL DISTRETTO di polizia del quartiere Central per i controlli programmati nell’ambito del regime di libertà vigilata in cui si trova. È stato accusato di aver partecipato a una manifestazione non autorizzata lo scorso 5 ottobre e di aver violato la legge che vieta l’uso di maschere, indossate spesso dai manifestanti nelle proteste per proteggere la loro identità dagli agenti di polizia.

Wong, dopo esser stato rilasciato su cauzione, ha detto ai giornalisti che i tempi e le modalità dell’arresto fanno pensare a un’azione politica. L’intenzione delle autorità, secondo il 23enne, sarebbe quella di spingere gli hongkonghesi a non partecipare alla protesta del prossimo 1° ottobre, nel giorno della festa nazionale della Repubblica popolare cinese.

NON A CASO LA SUA SENTENZA è stata fissata proprio il giorno prima, il 30 settembre. Davanti ai magistrati, Wong dovrà rispondere dei suoi reati, rischiando fino a cinque anni di carcere per manifestazione non autorizzata e un anno per aver indossato una maschera durante la protesta del 5 ottobre: la manifestazione si era tenuta all’indomani dell’entrata in vigore della norma di epoca coloniale, introdotta per limitare la partecipazione dei manifestanti alle proteste.

DA QUANDO È IN VIGORE la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, Wong sa che potrebbe essere fermato in qualsiasi momento e processato in un tribunale in Cina, a causa anche dei suoi forti legami con i governi stranieri. Le accuse confermano la pressione giudiziaria a cui è sottoposto ormai da anni.

La sua partecipazione alle elezioni del Consiglio legislativo, come quella di altri 11 attivisti, è stata annullata lo scorso luglio – prima ancora che il voto fosse rinviato ufficialmente per il Covid-19 – perché i candidati non si sono mostrati leali alla costituzione e al governo di Hong Kong.

Le autorità della città hanno deciso di punire anche chi ha voluto ricordare i tragici fatti di Piazza Tiananmen del 1989, definito dal Partito cinese un «incidente». Con la scusa del Covid, il governo dell’ex colonia britannica aveva vietato la commemorazione che si tiene a Victoria Park ogni 4 giugno: nonostante il divieto, migliaia di hongkonghesi hanno acceso una candela per chiedere giustizia. C’era anche Wong quella sera e la sua partecipazione gli è costato l’ennesimo arresto ad agosto e poi il rilascio su cauzione.

WONG IERI HA ANCHE lanciato un appello alla comunità internazionale per accendere i riflettori su attivisti meno noti di lui. Il prossimo 30 settembre compariranno davanti ai magistrati anche i 12 hongkonghesi arrestati dalla Guardia costiera cinese mentre cercavano di raggiungere Taiwan in barca. Le autorità cinesi hanno assegnato ai 12 fuggitivi, che Pechino definisce «separatisti», dei legali d’ufficio e nulla esclude che saranno giudicati in un tribunale cinese. Stavano scappando da Hong Kong per cercare la democrazia altrove, ma la Cina ha interrotto il loro viaggio verso la libertà

* Fonte: Serena Console, il manifesto

 

ph by Seader / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)



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