by redazione | 23 Settembre 2020 9:06
Rimandato per mesi prima per l’emergenza Covid e poi per la discussione sul recovery fund, il nuovo piano europeo su immigrazione e asilo verrà presentato questa mattina dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e dalla commissaria agli Affari interni, la svedese Ylva Johannson, in una conferenza stampa che si terrà alle 12 a Bruxelles. «Aboliremo il regolamento di Dublino», ha promesso Von der Leyen nel discorso tenuto la scorsa settimana sullo stato dell’Unione. Un annuncio che ha ovviamente alimentato le speranze dei Paesi del Mediterraneo, Italia in testa, che da anni chiedono una più equa distribuzione del peso dei migranti che arrivano in Europa.
In realtà c’è più di una possibilità che le cose possano andare diversamente. Come ammesso dalla stessa Von der Leyen, in questi mesi la Commissione ha dovuto lavorare alla ricerca di un compromesso con i Paesi dell’Europa centro orientale da sempre contrari ad accogliere richiedenti asilo. Le possibilità che si possa quindi arrivare finalmente a un meccanismo obbligatorio di ricollocamento dei profughi tra i 27 Stati – come più volte sollecitato negli ultimi anni da Italia, Malta, Grecia e Spagna – è quindi molto labile. Più facile che la Commissione, venendo incontro alle richieste di Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, proponga la cosiddetta «solidarietà flessibile» offrendo a chi non vuole accogliere richiedenti asilo la possibilità di intervenire in aiuto ai Paesi di primo approdo stanziando fondi oppure fornendo mezzi e personale specializzato. Un po’ come accaduto nelle scorse settimane dopo l’incendio del campo profughi di Moria, sull’isola greca di Lesbo, dove anziché farsi carico delle famiglie di profughi alcuni Paesi hanno preferito offrire tende e coperte per allestire un nuovo campo. Non a caso proprio ieri, ai giornalisti che lo interrogavano in proposito, un portavoce della Commissione Ue ha liquidato l’eventuale abolizione e o riforma del regolamento di Dublino come un semplice «questione semantica». Discorso diverso, invece, per quanto riguarda i rimpatri dei migranti ai quali non verrà riconosciuto il diritto ad avere la protezione internazionale: verranno intensificati e saranno a carico degli Stati membri.
La presentazione di oggi è comunque solo l’avvio di un percorso che già si annuncia difficile. Il piano, composto da cinque regolamenti, dovrà essere discusso dal parlamento europeo prima di approdare in Consiglio Ue (il prossimo, previsto per domani e venerdì è slittato perché il presidente Charles Michel è in quarantena dopo essere entrato in contatto con una persona positiva al Covid) dove è previsto che Italia, Grecia e Spagna daranno battaglia per vincere le resistenze del blocco di Visegrad e dei suoi alleati.
Intanto mentre l’Europa discute nel Mediterraneo la nave Alan Kurdi attende da giorni di poter sbarcare i migranti tratti in salvo. Ieri due donne, un uomo, quattro bambini e un neonato sono stati evacuati dalla Guardia costiera che li ha trasportati a Lampedusa. A bordo restano ancora 125 persone
* Fonte: Leo Lancari, il manifesto[1]
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