* Fonte: Yurii Colombo, il manifesto
Navalny trasferito in ospedale a Berlino, si attende il responso dei medici
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In attesa che giungano notizie dalla clinica Charite di Berlino dove Alexey Navalny è stato trasportato l’altro ieri sera (l’evacuazione con un volo speciale è stata organizzata dalla Fondazione Cinema for Peace. Nel 2018 la stessa organizzazione aveva portato in Germania l’attivista e portavoce delle Pussy Riot Pyotr Verzilov anche lui misteriosamente collassato), la grancassa mediatica dell’opposizione (Meduza e il canale televisivo Dozd) si è presa una pausa di riflessione.
L’argomento del ritardo con cui il governo russo ha dato l’ok alla moglie di Navalny ad essere ricoverato all’estero appare una polemica tirata per i capelli, visto che non si trattava di un semplice cittadino ma di un politico di rilevanza nazionale di cui lo staff aveva iniziato subito a parlare di avvelenamento.
Una tesi adombrata anche da Sergey Udalzov leader del Fronte di sinistra una volta alleato con Navalny nelle proteste anti-Putin e oggi invece vicino al partito comunista.
A passare all’offensiva è ora il Cremlino attraverso strutture di retrovia. Il ministero della salute della regione di Omsk sulla sua pagina di Vkontakte afferma che nelle urine di Navanly «sono state trovate tracce di alcol e caffeina». Tuttavia la fonte non ha indicato le quantità di alcol e caffeina aggiungendo che un estratto più dettagliato era stato fornito alla scorta di Navalny. Secondo l’agenzia Baza che avrebbe visionato le analisi le quantità di alcol sarebbero comunque «irrilevanti».
Nessuna traccia di veleni e neanche di barbiturici invece: «Oggi possiamo affermare con certezza che non sono stati trovati barbiturici, stricnina, convulsivi o veleni sintetici», è scritto nel comunicato. Ora la palla passa ai medici tedeschi i quali per il momento non hanno potuto che confermare la gravità delle condizioni di salute del blogger.
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Le crescenti tensioni sorte riguardo a una manciata di isolette situate nel Mare cinese orientale potrebbero essere lette come un chiaro caso di politica muscolare. La Cina è in ascesa, il Giappone sta attraversando un periodo di depressione economica, e la penisola coreana rimane divisa: è naturale che la Cina tenti di riaffermare il proprio predominio storico sulla regione.
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