by redazione | 9 Agosto 2020 9:09
È guerra dichiarata ormai tra l’amministrazione Trump e il governo cinese. Dopo tutte le iniziative volte a contrastare l’avanzamento tecnologico del dragone, Mike Pompeo lancia l’iniziativa “Reti Pulite” per garantire che operatori mobili, app store, software, servizi cloud e cavi siano sottratti all’influenza di aziende cinesi come Huawei, Alibaba, WeChat e China Mobile che gestiscono nei loro server quantità enormi di dati dei cittadini statunitensi.
Le dichiarazioni di Mike Pompeo, Segretario di Stato dell’amministrazione Trump, che hanno accompagnato il lancio dell’iniziativa vanno nelle direzione della creazione di una “Grande Muraglia Americana” che, come il Great Firewall cinese dovrebbe impedire alla potenza orientale di influenzare la democrazia e il commercio del “mondo libero”. E, insieme all’ordine esecutivo del presidente circa il blocco di TikTok e WeChat, inasprisce la competizione tra le due superpotenze.
Il programma Clean Network, ha dichiarato Pompeo, “serve a proteggere la privacy dei cittadini americani e le informazioni più sensibili delle aziende Usa da intrusioni aggressive da parte di attori malevoli, come il Partito Comunista Cinese (PCC)”, grazie al lancio di cinque nuove linee di azione volte a proteggere le comunicazioni critiche e le infrastrutture tecnologiche americane.
Per giustificare l’iniziativa Pompeo ha fatto riferimento agli standard di fiducia digitale accettati a livello internazionale ma si basano sull’iniziativa ‘5G Clean Path’, annunciata il 29 aprile 2020, per proteggere i dati che viaggiano sulle reti 5G nelle strutture diplomatiche statunitensi all’estero e negli Stati Uniti.
Le cinque nuove linee d’azione impongono che i gestori cinesi di telecomunicazione non siano più collegati alle reti di telecomunicazioni statunitensi (Clean Carrier): “Tali società rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e non dovrebbero fornire servizi di telecomunicazioni internazionali da e verso gli Stati Uniti.”
L’Apple e il Google Play Store dovranno quindi rimuovere le applicazioni mobile non attendibili (Clean Store): “Le app della Repubblica popolare cinese minacciano la nostra privacy, diffondono virus, propaganda e disinformazione”, è scritto a chiare lettere sul sito del governo. “Le informazioni sensibili, sia personali che aziendali e commerciali devono essere protette dallo sfruttamento e dal furto a beneficio del Partito comunista cinese”.
Inoltre l’iniziativa è volta a impedire ai produttori di smartphone della Repubblica popolare cinese di preinstallare app inaffidabili nel proprio app store (App pulite). Il segretario di stato americano nel comunicato stampa ha indicato Huawei come braccio operativo dello stato di sorveglianza cinese che però si basa sulle innovazioni e sulla reputazione delle principali società statunitensi e straniere. Ma proprio per questo le aziende americane devono rimuovere i loro software dall’app store di Huawei per assicurarsi di non collaborare con uno stato che viola i diritti umani.
E ancora, Pompeo chiede che dati e informazioni sensibili, come quelli sulla ricerca di un vaccino anti-Covid non vengano archiviati sul cloud degli “avversari” cinesi e rese disponibili a società cinesi come Alibaba, Baidu e Tencent (Cloud Pulito).
Infine, per la linea di azione denonimata ‘Cavi puliti’ ha affermato che “Lavoreremo anche con partner stranieri per garantire che i cavi sottomarini in tutto il mondo non siano compromessi da parte della Cina su scala globale.
Senza citarne il nome il segretario di Stato indica che già in trenta paesi si sono impegnati a utilizzare esclusivamente fornitori affidabili nelle loro “reti pulite” chiamandoli ‘Paesi puliti’ e ribadendo che molte delle più grandi società di telecomunicazioni del mondo sono già ‘Clean Telco’. Un’affermazione contestata però dai cinesi che ribadiscono come quegli stessi paesi impiegheranno anni per rinunciare alla collaborazione con i colossi Hi-Tech asiatici.
Pompeo però tira dritto: “Gli Stati Uniti chiedono ai nostri alleati e partner nel governo e nell’industria di tutto il mondo di unirsi alla richiesta crescente di proteggere i nostri dati dallo stato di sorveglianza del Partito comunista cinese e da altre entità malevole. Costruire una fortezza pulita attorno ai dati dei nostri cittadini garantirà la sicurezza di tutte le nostre nazioni.” Ecco, è proprio la parola fortezza che rimanda all’idea della “muraglia” che da tempo limita la penetrazione delle aziende occidentali in Cina e che è spesso riferita al controllo diffuso e alla censura preventiva cui sono sottoposti gli internauti nel paese asiatico.
Non è ancora chiaro come reagiranno le imprese Usa, di certo si tratta di una guerra commerciale a 360 gradi visto che anche Xiaomi, OPPO, China Mobile e altre aziende cinesi saranno coinvolte dalla decisione che prenderanno.
Così gli analisti già si interrogano di cosa tutto questo potrebbe significare per il funzionamento di Internet: una mossa di tale portata è un’ulteriore spinta alla Cina per distaccarsi da Internet, con conseguenza imprevedibili per il funzionamento stesso della rete globale.
Intanto emergono i dettagli della possibile acquisizione di TikTok da parte di Microsoft sponsorizzata dal governo americano. Secondo CNBC, il costo sarebbe tra i 10 e i 30 miliardi di dollari. In caso di acquisto, l’intero codice dell’app verrà trasferito negli Stati Uniti in dodici mesi. Era stato lo stesso Pompeo a parlare per primo di un possibile bando di TikTok circa un mese fa.
* Fonte:
il manifesto[1]Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2020/08/guerra-fredda-2-0-usa-cina-mike-pompeo-lancia-la-grande-muraglia-digitale-contro-i-cinesi/
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