Sanità in Piemonte. Nessuna visita prima del 2022, oppure si paga

by redazione | 21 Luglio 2020 9:38

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TORINO. Dopo tredici minuti di attesa, Giulia riesce a mettersi in contatto con il Cup Piemonte: «Dovrei prenotare una visita oculistica e ortottica per mia figlia con l’impegnativa della pediatra». «Ok, verifichiamo la disponibilità in tutta la regione», replica l’operatore. Pausa. «Mi spiace, non c’è posto. Chiami domani». «Sono stata rimbalzata già la scorsa settimana. Cosa cambierebbe domani?». «Potremmo vedere se c’è disponibilità in un giorno successivo». «Dovrei chiamare tutti i giorni allora?». «Ora in Piemonte non c’è possibilità. Può provare con l’intramoenia».

Tramite il Servizio sanitario nazionale per la figlia di Giulia non c’è disponibilità, in nessuna struttura, nemmeno nel 2021. Diverso l’esito digitando il tasto riferito alle prestazioni in libera professione sempre attraverso il Cup (centro unico di prenotazione regionale). «Dovrei prenotare una visita per mia figlia ma non ho trovato disponibilità con il Ssn, c’è possibilità privatamente?». «Vediamo se c’è qualcosa a Torino. All’Oftalmico c’è la disponibilità di un medico tra due settimane». «Quanto costa?». «60 euro + 2 euro di bollo».

Quella di Giulia è solo una delle tante segnalazioni raccolte, in queste settimane, sui disservizi ai cittadini nella sanità pubblica in Piemonte, sull’impossibilità di prenotare una visita o sui ritardi al centralino unificato. Il peso del Covid non è certo facile da smaltire – 300 mila prestazioni ospedaliere ed ambulatoriali sono state congelate durante il lockdown – e rischia di mandare in tilt il sistema sanitario regionale. Ma è un problema di sistema che non riguarda solo gli effetti collaterali del Coronavirus: manca una pianificazione dell’agenda pubblica delle Asl, senza una calendarizzazione delle disponibilità anche il call center più efficiente andrebbe in panne, favorendo così la via privata.
Ieri, il tema dei ritardi del Cup ha interessato la Commissione Sanità in Regione, dove l’assessore Luigi Icardi ha illustrato una serie di misure già messe in campo, che vanno dalla diffida al gestore (il centralino è esternalizzato, ndr) all’incremento di ore aggiuntive del personale, oltre a un piano di comunicazione al cittadino dedicato ai servizi digitali e alla ricerca di nuovi canali di prenotazione da parte degli operatori del territorio, come farmacie e studi medici.

Il capogruppo di Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi, a margine della seduta, ha sottolineato: «La difficoltà dei cittadini per prenotare una prestazione sanitaria nel pubblico è la più urgente da risolvere nell’ambito dei problemi post-Covid. Se le liste di attesa sono esplose anche a causa del lungo fermo dovuto all’emergenza, occorre però risolvere subito la grana dell’organizzazione del sistema. Due i problemi: prendere la linea è complicato e il sistema rischia di far rotolare molte prestazioni sull’intramoenia e sui privati».

Secondo Grimaldi «se speriamo che siano chiamate entro i due minuti di durata a garantire l’efficienza sbagliamo di grosso, le chiamate devono durare il necessario a offrire un servizio all’altezza, garantendo all’operatore il tempo adeguato a sondare tutte le possibilità».
«Non avrebbe senso neppure – ha precisato Grimaldi – tentare di abbattere i costi spostando i call center in Albania. I troppi buchi nel sistema di prenotazione tramutano in una corsa a ostacoli il processo di cura. Il lavoro del Cup è indispensabile per garantire una buona sanità pubblica, pertanto occorre investirci più soldi e aumentare i lavoratori in servizio. Si potrebbe eliminare il lavoro alla domenica, quando l’uso del call center è pari a zero, e distribuire il personale sui restanti giorni». Ieri, la Commissione Sanità, presieduta del leghista Alessandro Stecco, ha annunciato che nel 2021 entreranno nel sistema Cup anche le aziende sanitarie private.

* Fonte: Mauro Ravarino, il manifesto[1]

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