Guerra fredda 2.0. Scontro Cina-Usa, ora si chiudono i consolati

Guerra fredda 2.0. Scontro Cina-Usa, ora si chiudono i consolati

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Gli Usa chiudono il consolato cinese a Houston e attendono le ritorsioni di Pechino. I funzionari del consolato cinese a Houston, in Texas, hanno avuto tempo fino a oggi per lasciare la sede diplomatica.

Non un’ora in più, secondo le volontà del dipartimento di stato statunitense che già mercoledì ha imposto la chiusura del consolato per difendere la proprietà intellettuale e le informazioni private dei cittadini americani. Poco prima che la decisione diventasse ufficiale, dal cortile della sede diplomatica si è sollevato una nube di fumo denso: un incendio in cui probabilmente sono stati bruciati documenti ufficiali.

NON SI SA ANCORA cosa contenessero quei file, ma l’amministrazione americana ritiene che dietro l’azione dei funzionari cinesi ci sia la necessità di celare attività sovversive. Secondo quanto riportato da Axios, l’F.B.I. ha emesso un mandato di arresto per una ricercatrice cinese, Tang Juan, che ora è sotto protezione nel consolato di San Francisco. I funzionari americani hanno scoperto che la donna, quando è entrata negli Usa, non ha rivelato la sua affiliazione all’esercito di liberazione popolare.

Le accuse dell’amministrazione americana sono chiare: i diplomatici cinesi negli Stati Uniti aiutano gli ufficiali militari a nascondere le loro identità, così da poter reperire segreti militari, scientifici e commerciali. Quello di Tang non è un caso isolato.

All’inizio di questa settimana, il dipartimento di Giustizia americano ha accusato due ex studenti cinesi di ingegneria, Li Xiaoyu e Dong Jiazhi, di aver svolto attività di spionaggio ai danni di aziende internazionali del settore tecnologico e farmaceutico e, recentemente, anche verso le industrie di biotecnologia impegnate nelle ricerche sul vaccino per il coronavirus; sembra che i due avrebbero agito soprattutto per conto del Ministero della Sicurezza Statale, l’agenzia di intelligence cinese. Accuse respinte da Pechino che minaccia contromisure per la decisione di chiusura del consolato nella città texana, denunciando, inoltre, che il personale diplomatico cinese negli Stati Uniti ha ricevuto minacce di morte a causa del clima politico tra Washington e Pechino.

PER RITORSIONE, il ministero degli esteri cinese chiuderà uno dei cinque consolati americani in Cina. Per esclusione di cose potrebbe non finire nel mirino la sede di Wuhan – già limitata del personale americano per l’emergenza sanitaria – ma probabilmente sarà chiuso quello di Chengdu, nel Sichuan, strategicamente importante perché copre la regione sud-occidentale del paese e quella autonoma del Tibet. La sede diplomatica di Chengdu è stato teatro dell’affaire politico dell’ex segretario del partito di Chongqing, Bo Xilai, quando nel 2012 l’ex capo della polizia e suo braccio destro, Wang Lijun, si rifugiò nel consolato americano dopo aver denunciato gli affari illeciti di Bo: una vicenda che ha spianato la strada a Xi Jinping per la campagna contro la corruzione.

Le pressioni statunitensi non arrivano solo da oltreoceano. Pechino deve guardare anche quanto accade nel Mar Cinese Meridionale dove la sua presenza sembra essere messa a rischio da Washington.

ISOLETTE E ACQUE su cui Vietnam, Taiwan e Filippine affermano la propria legittimità conoscono le pretese cinesi, con basi e fregate militari.
Gli Usa, intenzionati a riprendere un posto importante in quella parte d’Asia, vuole frenare l’impero marittimo che Pechino costruisce sulla base di rivendicazione storiche infondate. Ma la Cina è impegnata nelle tensioni anche con Londra, da quando il premier britannico Boris Johnson ha avviato una lotta su più fronti con Pechino, da Huawei a Hong Kong. Secondo una fonte citata da Bloomberg, la TV di stato cinese non trasmetterà più le partite di calcio della Premier League, mentre il Global Times, quotidiano in lingua inlgese del Pcc, afferma che i match saranno visibili su un altro canale: potrebbe essere un colpo al cuore della diplomazia sino-inglese, che nel 2015 aveva ottenuto impulso con la visita del presidente Xi nel Regno Unito.

QUANDO IL LEADER CINESE si è fatto immortalare mentre calciava un pallone nel campo del Manchester City, ha dato il via al sogno di rendere la Cina una superpotenza calcistica.

Entro il 2025, saranno 50.000 le scuole di calcio in Cina, dove molti ex campioni europei vestiranno i panni di allenatori, con il favore dei fan cinesi. Come già sta accadendo con Fabio Cannavaro, alla guida del Guangzhou Evergrande, mentre grandi manager cinesi investono parte delle loro finanze in club stranieri come il Milan, l’Inter e il Manchester United. Con la chiusura dei consolati e lo stop delle trasmissioni di match stranieri, appare troppo lontana l’era della diplomazia del ping pong che ha presentato una Pechino più amichevole alle potenze straniere.

* Fonte: Serena Console, il manifesto



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