Regione Lombardia. Per salvare Fontana la sanità torna ciellina

Regione Lombardia. Per salvare Fontana la sanità torna ciellina

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MILANO. Con la sostituzione del direttore generale della sanità lombarda è partita ufficialmente l’operazione “salva Fontana”, che significa salvare la faccia alla Lega di Matteo Salvini e a quello che resta del malconcio modello lombardo travolto dal disastro della gestione Covid. Per farlo il presidente lombardo Fontana si affida al passato, riportando la guida della sanità lombarda nelle mani di Comunione e Liberazione.

A SOSTITUIRE LUIGI CAJAZZO alla direzione generale della sanità lombarda è infatti Marco Trivelli, manager sanitario di lungo corso, cresciuto con Roberto Formigoni, di osservanza ciellina, con un passato alla direzione dell’ospedale di Niguarda di Milano e negli ultimi due anni alla guida degli Spedali Civili di Brescia. È l’eterno passato che ritorna in una regione che la Lega aveva promesso di rivoltare come un calzino e a cui invece non ha saputo imprimere quel cambiamento tanto promesso e mai attuato.

Formigoni a metà maggio, dai suoi arresti domiciliari milanesi, aveva scritto un pezzo sul quotidiano Libero dal titolo «Giù le mani della Lombardia», una scontata difesa a spada tratta dei suoi vent’anni di governo e una meno scontata difesa di quanto fatto da Fontana nella crisi Covid. Oggi probabilmente sarà contento di questo ritorno a casa del presidente leghista.

NEI CORRIDOI DEL PALAZZO della regione, non solo tra le opposizioni, fanno notare anche un’altra cosa: di classe dirigente adeguata alla gestione di questi tempi difficili la Lega non ne ha e gli uomini piazzati in ruoli chiave, come ad esempio nelle aziende sanitarie territoriali delle province di Bergamo e Bergamo, hanno mostrato tutti i loro limiti. A partire proprio dalla gestione sanitaria della vicenda legata alla riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo ordinata proprio dall’ex direttore generale Cajazzo ora destinato ad altro incarico.

Per Cajazzo si tratta di una rimozione/promozione, dato che andrà a fare il vicesegretario generale della Regione e il coordinatore della prossima riforma sanitaria. In questi due anni è stato il braccio destro dell’assessore Gallera, colui che ha guidato la cabina di regia dell’unità di crisi Covid regionale e che, tra le altre cose, ha materialmente ordinato la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo quando il 23 febbraio contava già diversi contagiati e, nelle ore successive, due morti. Una situazione peggiore di quella dell’ospedale di Codogno, che negli stessi giorni veniva invece chiuso al pubblico e 10 comuni della zona dichiarati zona rossa.

Fu Luigi Cajazzo a chiamare da Milano dicendo di riaprire il pronto soccorso di Alzano. Ai magistrati bergamaschi che lo hanno interrogato alcune settimane fa come persona informata sui fatti Cajazzo ha spiegato di aver riaperto perché aveva avuto rassicurazioni dall’Asst Bergamo est che il pronto soccorso era stato sanificato e il personale sottoposto a tampone. Diversi testimoni hanno raccontato di una sanificazione insufficiente e di tamponi arrivati col contagocce. C’è poi una lettera datata 25 febbraio dove il direttore medico dell’ospedale di Alzano Giuseppe Marzulli scriveva all’Asst Bergamo est: «In queste condizioni il pronto soccorso di Alzano non può rimanere aperto». Le condizioni erano quelle di un pronto soccorso già contagiato dal Covid e dove la direzione sanitaria provinciale stava mandando anche pazienti con sintomi ad attendere l’esito del tampone. «Indicazione assurda» scriveva il direttore dell’ospedale di Alzano.

La magistratura bergamasca sta indagando per epidemia colposa. In questi due anni il duo Cajazzo-Gallera non ha saputo riavvicinare la sanità regionale al territorio, proseguendo nel solco della riforma sanitaria scritta dal precedente presidente lombardo, il leghista Maroni, riforma che scadrà ad agosto prossimo e che di fatto ha depotenziato la medicina di base territoriale.

Le grandi manovre per salvare il soldato Fontana e la faccia alla Lega sono dunque iniziate e proseguiranno con l’istituzione di un gruppo di lavoro che entro agosto dovrà cambiare la riforma Maroni della sanità. «Il dottor Cajazzo sarà al mio fianco con l’incarico di vicesegretario generale della Regione per coordinare tutte le fasi dell’evoluzione della riforma sanitaria» ha spiegato Fontana. «La squadra della sanità lombarda si rafforza» gli ha fatto eco Gallera, che molti nella Lega vorrebbero rimuovere, ma che per il momento, almeno fino a settembre, resterà al suo posto.

LE OPPOSIZIONI sottolineano il ritorno al passato. «Si scrive Trivelli si legge Formigoni: la sostituzione ai vertici della sanità lombarda è solo di facciata» ha detto il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gregorio Mammì. «Dopo i primi scossoni, che sono stati l’affossamento del piano sociosanitario la scorsa settimana e il cambio di rotta sulle Rsa, c’è anche la prima sostituzione tra gli uomini che hanno gestito l’emergenza Covid» ha commentato il capogruppo del Pd Fabio Pizzul, che aggiunge: «Sono cambiamenti che non toccano la politica, la vera responsabile delle scelte compiute durante l’emergenza».
Per il gruppo Milano 2030 che ha raccolto le firme per il commissariamento della sanità lombarda e si prepara a una manifestazione a Milano per sabato 20 giugno «la sostituzione di Cajazzo è un’ammissione che qualcosa non ha funzionato e per questo serve il commissariamento».

* Fonte: Roberto Maggioni, il manifesto



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