by redazione | 12 Giugno 2020 9:22
Calci, pugni e manganellate. Notte di violenza da parte di polizia e carabinieri contro lavoratori appena licenziati. È successo mercoledì al magazzino Fedex Tnt di Peschiera Borromeo, provincia di Milano. Lo denuncia il sindacato Si Cobas con dovizia di foto, filmati, testimonianze e denunce penali che hanno trasformato «una normale vertenza sindacale in una notte di violenza e repressione inaudita».
L’antefatto è il licenziamento – «politico” secondo il Si Cobas – di una ottantina di lavoratori impiegati nell’importante hub Fedex Tnt – il gigante della logistica figlio dell’incorporazione nella multinazionale americana – di Peschiera Borromeo, uno dei più grandi della provincia di Milano.
OTTANTA LAVORATORI somministrati tramite l’agenzia Adecco che sono stati licenziati «nonostante un preaccordo sindacale prevedesse la continuazione del rapporto di lavoro». Per il Si Cobas la loro colpa è aver «coscientemente aderito allo sciopero del primo maggio», indetto in tutta Italia dal sindacato di base, primo in gran parte della logistica, per denunciare la situazione di chi non ha mai smesso di lavorare durante il lockdown, pagando con tanti morti e contagiati.
Dopo il licenziamento, il Si Cobas ha indetto una serie di giorni di sciopero per portare al tavolo della trattativa la controparte, lanciando per Milano una mobilitazione davanti ai magazzini di Peschiera Borromeo.
«Già dopo cena è incominciato il concentramento di un centinaio lavoratori e di solidali che riempiva il piazzale antistante ai cancelli ma verso le 23 sono arrivati 7 blindati di polizia e carabinieri accompagnati da diverse volanti e agenti della Digos», racconta Alessandro Zadra, coordinatore Si Cobas Milano che si è preso una manganellata sulla mano. I delegati del sicobas hanno con loro incominciato una trattativa che produceva il risultato positivo di una richiesta di un incontro in prefettura per verificare con la controparte le condizioni di un possibile e auspicato accordo.
A QUEL PUNTO PERÒ la polizia ha improvvisamente incominciato ad avanzare mentre i manifestanti si è seduto per terra.
«Abbiamo immediatamente abbiamo capito che l’indicazione era quella di far male e di lasciare il segno perché sono incominciati i calci i pugni e le manganellate distribuite con rabbia gratuita sulla faccia sulla testa, sulle braccia, schiene dei lavoratori che per scelta non hanno mai opposto alcuna resistenza se non quella di tenersi stretti l’uno all’altro per resistere ai colpi», spiega Zara.
Quando polizia e carabinieri sono riusciti a dividere in due gruppi i lavoratori in sciopero, uno stretto contro i cancelli e l’altro verso il piazzale è immediatamente partita una carica immotivata e violentissima contro chi si avvicinava ai compagni caduti per soccorrerli. La carica è poi continuata spostando ancora di qualche metro il gruppo di compagni e lavoratori che arretrava verso l’esterno rivolgendo poi la loro cortese e violentissima attenzione verso il folto gruppo di lavoratori che non potevano più muoversi schiacciati tra i cancelli e i cordoni di polizia e carabinieri.
L’intervento di cinque ambulanze e un’auto di due medici del pronto intervento ha fermato la violenza e soccorso i feriti.
«Un lavoratore ha avuto una frattura scomposta ad un dito e dovrà essere operato- racconta Zara – molti lavoratori sono rimasti feriti, svenuti per i colpi ricevuti o hanno avuto cali di pressione».
La polizia non ha poi effettuato fermi né controllato i documenti dei manifestanti a conferma del loro comportamento ineccepibile.
«L’assemblea che abbiamo fatto davanti ai cancelli ha rilanciato la lotta che di certo andrà avanti».
NONOSTANTE I CONTATTI con Digos e Prefettura nella giornata di ieri nessun tavolo è stato convocato. «È l’azienda a non voler trattare – spiega Zara – . Offrono solo il pagamento di una buonauscita e non vuole riconoscere il sindacato, in pieno stile da multinazionale americana».
L’hub di Peschiera Borromeo è in espansione. La Fedex dopo la incorporazione di Tnt ha comprato un nuovo macchinario, aumentando la produzione e il numero di pacchi smistati dal magazzino milanese.
«Noi continueremo a combattere questa azienda e i suoi metodi con la promessa di tornare davanti a quei cancelli perchè abbiamo imparato ormai da anni che la solidarietà e l’arma più forte dei lavoratori e chi tocca uno tocca tutti», conclude il comunicato del Si Cobas.
* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto[1]
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