Armi all’Egitto, la Commissione d’inchiesta su Giulio Regeni convoca Conte
La notizia la rende nota il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, Erasmo Palazzotto (LeU): «Alla luce degli ultimi rilevanti sviluppi in ordine alle relazioni bilaterali italo-egiziane, l’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha deliberato all’unanimità di procedere ad audire urgentemente il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte».
Gli ultimi sviluppi: lunedì l’Italia avrebbe dato il via libera – in una telefonata di Conte al presidente egiziano al-Sisi – alla vendita di due fregate Fremm di Fincantieri (Spartaco Schergat e Emilio Bianchi, 1,2 miliardi di euro) al regime egiziano.
Una luce verde che ha provocato la reazione dei genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, che si sono detti «offesi e indignati», «traditi». E che segue anni di profittevole business per l’industria bellica italiana con l’Egitto della repressione: nel 2019 è stato registrato un boom di autorizzazioni alla vendita, 871 milioni di euro.
Ora, con le fregate e il resto del pacchetto (caccia e velivoli da addestramento) che coinvolgerebbe anche Leonardo, quel boom è uno sbiadito ricordo: si parla di cifre che oscillano tra i 9 e gli 11 miliardi di euro.
Conte, aggiunge Palazzotto, deve «urgentemente» riferire sugli sviluppi del caso Regeni. Inesistenti, visto lo stallo voluto e radicato dal regime egiziano.
Reazioni arrivano dal Pd: Laura Boldrini cita l’arresto di Patrick Zaki e Lia Quartapelle definisce la vendita pericolosa visto il coinvolgimento egiziano nel caos libico. Gianluca Ferrara (M5S) parla di fatto grave e della necessità di risolvere il caso per poter normalizzare i rapporti. Che sono però già normalissimi. Senza dimenticare quello che il Cairo fa agli egiziani, sottoposti a una repressione brutale e tentacolare. A cui ogni governo italiano, dal 2013 a oggi, ha venduto armi.
* Fonte: Chiara Cruciati, il manifesto
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