Apriti scuola! A Roma genitori, bambini, insegnanti protestano

by redazione | 7 Giugno 2020 9:32

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Nei prossimi giorni altre iniziative previste a Genova e Firenze. Nel post-pandemia cresce un nuovo movimento nato dal lavoro di una vasta alleanza sociale, lanciato il progetto di una nuova unione tra educazione e salute. “I tempi sono strettissimi. Forte è il timore che a settembre saranno recepite solo le indicazioni più e restrittive. La protesta non finirà lunedì. Ci sarà una grande mobilitazione”. “A Milano chiediamo il pungidito, un test sierologico poco invasivo. Continueremo tutti a scendere in piazza e ci opporremo anche dal punto di vista legale”

Il progetto di una scuola disseminata tra gli istituti e i parchi di Roma, lezioni e concerti, percorsi a piedi e in bici con genitori, bambini e insegnanti, cerimonie di consegna dei diplomi di fine ciclo. Un’altra scuola è possibile: è questo lo spirito di comunità e solidarietà che si respirerà nella mobilitazione organizzata domani nella Capitale da oltre venti associazioni e comitati dei genitori, in coincidenza con lo sciopero dei sindacati Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda e dell’ultimo giorno di un anno scolastico interrotto dalla pandemia del Covid 19. L’iniziativa ha un titolo evocativo: «Apriti Scuola!».

«Noi faremo una bicifestazione che parte dalla scuola in via Reggio Calabria, toccherà le altre mobilitate nel nostro quadrante e arriveremo a Villa Torlonia dove faremo una serie di letture» spiega Francesca Morpurgo, presidente dell’associazione genitori dell’istituto comprensivo «Falcone e Borsellino» in zona Piazza Bologna. Martedì a Genova, e mercoledì a Firenze sono annunciate altre iniziative. Nell’«Apriti scuola» romano confluiranno le reti composte da genitori, insegnanti e studenti. Un’alleanza emersa nel pieno del «lockdown» italiano a seguito della diffusione della lettera «Priorità alla scuola» del 18 aprile che ha raccolto 85 mila firme. La sua prima manifestazione di piazza è stata il 23 maggio in venti città. E si sta pensando a un nuovo appuntamento a fine giugno che potrebbe coinvolgere anche oltre 40 città. Il movimento rivendica la riapertura in sicurezza degli istituti a settembre, investimenti immediati superiori ai 5 miliardi di euro, una visione generale per un progetto di scuola post-pandemica, le necessarie strutture alternative alle «classi pollaio» e strutture fatiscenti, il raddoppio del personale insegnante e amministrativo.

Abbandonata per molti mesi davanti agli schermi della didattica online sulle piattaforme digitali delle multinazionali, la scuola sarà invece l’ultima a «riaprire». E nessuno sa ancora in quali condizioni, a cominciare dal governo. A parte la boutade di rinchiudere i bambini in gabbie di plexigas, la prospettiva al momento resta quella dei doppi turni, il ritorno alla didattica a distanza, il tempo scuola ridotto, precariato e l’improvvisazione dove massimo può essere l’arbitrio nella prospettiva che una pandemia possa scoppiare di nuovo in autunno.

L’alternativa è invece questa: cambiare subito il rapporto tra numero di insegnanti, personale Ata e bambini, a partire dalle scuole primarie e materne. Questo significa diminuire il loro numero in classe, trovando spazi interni ed esterni alternativi adeguati e consoni, raddoppiando il personale e cancellando il precariato. In questa prospettiva gli strumenti informatici vanno contemplati, ma non in maniera totalizzante in un contesto che non sarà più solo quello dell’aula scolastica. Ma per realizzare un simile progetto è necessario iniziare la mappatura degli spazi e il loro ripensamento.

«I tempi sono strettissimi e forte è il timore che vengano recepite dal governo solo le indicazioni più facili e restrittive – sostiene Francesca Morpurgo – La mobilitazione non finirà lunedì, continueremo a farci sentire per tutta l’estate se necessario. Il pericolo è che ci si distragga o si resti fermi. Spero si riuscirà a costruire una grande mobilitazione con tutti i movimenti che chiedono la riapertura della scuola accogliendo le indicazioni degli esperti ma che non deve essere penalizzanti per i bambini e i ragazzi. Continueremo a fare rete per rafforzare la protesta».

«Appoggiamo lo sciopero dei sindacati, anche se è stato tardivo – afferma da Firenze Costanza Margiotta, docente di filosofia del diritto, tra le promotrici di “Priorità alla scuola” – Se l’indicazione è 15 bambini per aula, questo significa che spazi e personale vanno raddoppiati subito. Tantissimi genitori aspettano la riapertura delle scuole a settembre. Quando scopriranno che non è così, e saranno adottate soluzioni di emergenza, in questo paese scoppierà un problema sociale di immensa portata. Noi cerchiamo di muoverci prima per evitarlo».

«Se non ci saranno assunzioni massicce, si andrà verso la riduzione del tempo pieno – afferma Maddalena Fragnito del comitato “Priorità alla scuola” a Milano- Nelle scuole da zero a sei anni andiamo incontro alla privazione del Welfare che, per quanto aggredito negli anni, era stato garantito. I nidi e le materne potranno gestire solo i presenti, non l’arrivo dei nuovi bambini. E, in più, le donne già colpite da disoccupazione e precarietà dovranno continuare a gestire l’emergenza. A Milano cerchiamo di capire la possibilità di garantire gratis il pungidito, un test sierologico poco invasivo che ha una risposta veloce. Chiediamo di riaprire le infermerie e trasformare le scuole in presidi territoriali pubblici. Pensiamo all’unione virtuosa tra salute e educazione che ha aiutato a sconfiggere la tubercolosi. Chiediamo la possibilità di prepensionamento degli insegnanti in età avanzata e al congedo retribuito dei docenti fragili fino a emergenza risolta. Ci prepariamo anche alla possibilità che non sarà fatto nulla a settembre. Ci mobiliteremo nelle piazze e anche sul piano legale e costituzionale».

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto[1]

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