Roma. Movimenti di nuovo in piazza, protesta in Campidoglio
Movimenti. Le associazioni e i centri sociali che durante il lockdown hanno aiutato le persone in maggiore difficoltà economica chiedono che i buoni spesa del Comune arrivino a destinazione e che il governo introduca misure di welfare strutturali, come il reddito universale
ROMA.«Noi ce l’abbiamo messa tutta, adesso tocca a voi». È un po’ questo il senso della manifestazione di volontari e attivisti della solidarietà che si è svolta ieri in piazza del Campidoglio. In circa 200 si sono presentati sotto la statua di Marco Aurelio illuminata da un bel sole primaverile partendo dai quartieri di Centocelle, Quarticciolo, Pigneto, San Lorenzo, Garbatella, San Paolo, Cinecittà, Quadraro, Tufello, Monte Sacro. In faccia la mascherina e in mano le cassette della frutta vuote che nei giorni scorsi hanno portato davanti a diversi municipi. Dentro solo un cartello: «Buoni spesa, buoni affitto, fate i buoni». Le reti di solidarietà, che a partire da associazioni e centri sociali si sono costituite un po’ ovunque nella capitale nel momento più duro del lockdown, chiedono a Comune, Regione e Governo di agire immediatamente per sostenere chi sta vivendo gravi difficoltà economiche a causa dell’emergenza.
«È necessario che i buoni spesa arrivino il più presto possibile a tutti e occorre capire perché alcune persone sono state escluse ed eventualmente rifinanziare il fondo per includerle», afferma Alberto Campailla, presidente dell’associazione Nonna Roma che in questi mesi ha fatto da hub della solidarietà tra le varie realtà territoriali romane. Sui numeri di questa misura le certezze sono poche e i pareri divergenti. Si sa che che ai municipi sono arrivate circa 160 mila domande e che 100 mila sono state trasmesse al Dipartimento delle politiche sociali dopo una prima selezione. Quelle giudicate ammissibili sarebbero 73 mila, secondo le dichiarazioni rilasciate ieri da Virginia Raggi durante la trasmissione televisiva Tagadà. La sindaca, che in un post Facebook del 10 maggio aveva scritto che 66 mila buoni (il 95% del totale) erano stati erogati a una platea di 200 mila persone, ha affermato ieri che il Comune «ha fatto tutto». Quindi tutti i richiedenti in possesso dei requisiti avrebbero già ricevuto il buono spesa, sebbene alcuni potrebbero essere ancora in giacenza alle poste.
Di diverso avviso le realtà di base presenti in piazza. «I numeri della sindaca sono fasulli – afferma Campailla – A noi risulta che molti dei 73 mila beneficiari non hanno ricevuto nulla. È questo che ci dicono le persone quando consegniamo i pacchi alimentari. Dalle nostre stime circa la metà degli aventi diritto sono ancora in attesa. Vogliamo anche sottolineare che questa misura aveva senso ad aprile, quando è stata annunciata, ora siamo quasi a fine maggio e la gente non sa più come fare. Servono interventi strutturali, ormai i buoni non bastano. Al governo diciamo che l’unico modo per fronteggiare l’ondata di povertà in arrivo è introdurre un reddito di base universale. Guardando al prossimo futuro è questa la misura più urgente».
Anche secondo Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali e consigliere comunale di Sinistra per Roma che ha partecipato alla protesta, «c’è uno scarto tra la propaganda della sindaca e i dati di realtà». Fassina insiste affinché la giunta incontri e valorizzi il ruolo delle realtà di base. Anche in virtù di una questione peculiare che ha animato lo scontro politico tra questa parte di città e le giunte di Marino prima e Raggi poi. In seguito all’approvazione della delibera 140/2015, infatti, molte delle associazioni e dei centri sociali che hanno scelto di mettersi al servizio della parte più debole della città durante il lockdown sono vessate da ordini di sgombero e richieste di presunti arretrati sul canone di locazione per centinaia di migliaia di euro. Una situazione a cui i 5 Stelle avevano promesso di porre rimedio, ma che è arenata in commissione patrimonio. «Poche settimane fa ho telefonato al presidente della commissione Franceso Ardu [M5S, ndr] – afferma Fassina – dicendo che al di là delle idee che si avevano prima dell’emergenza, il Covid-19 ha dimostrato che c’è un pezzo decisivo della città che opera negli immobili del patrimonio capitolino. Queste realtà vanno sostenute e non colpite con le lettere di sgombero. Bisogna finalizzare al più presto un regolamento che riconosca chi opera in questi spazi. Andiamo verso una fase di enorme sofferenza sociale per Roma, senza il protagonismo delle realtà di base sarà un disastro».
* Fonte: Giansandro Merli, il manifesto
Foto: pagina facebook Nonna Roma
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