Recovery fund. Commissione Ue, rilancio da mille miliardi tra prestiti e sovvenzioni

by redazione | 20 Maggio 2020 12:45

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Bruxelles. La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde: : «Il patto di stabilità sospeso da Bruxelles va rivisto prima che rientri in vigore»

Sul «fondo per la ripresa» (Recovery fund) la Commissione europea non farà «copia e incolla» con la proposta franco-tedesca. Per il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis l’obiettivo è aumentare il finanziamento a «oltre un migliaio di miliardi» composti sia da prestiti da risarcire che da sovvenzioni come previsto dalla proposta da 500 miliardi raccolti sui mercati avanzata da Berlino e Parigi. La precisazione smarca la Commissione dall’asse franco-tedesco che ha impresso una svolta rispetto a una discussione che si trascina da settimane. Il fronte dei paesi «frugali» Austria, Olanda, Svezia e Danimarca, si era infatti attestato su un fondo da 300 miliardi composto solo di prestiti. Il fronte opposto, con la Francia in testa e Italia al seguito, ha ribattuto con 1000-1500 miliardi tra prestiti agli Stati e sovvenzioni «a fondo perduto».

LA PROPOSTA di Merkel e Macron è tattica: ha stabilito che le sovvenzioni ai paesi più colpiti da coronavirus come Italia o Spagna potrebbero essere pari a 500 miliardi e saranno rimborsati da tutti i 27 paesi membri. Il totale dei prestiti potrebbe essere almeno pari. Si tratterà però di capire in che modo saranno erogati, a quali condizioni, con quali interessi e se ci sarà un aumento delle quote di contributi al bilancio europeo 2021-2027 di cui il fondo è un importante capitolo. Dombrovskis ha confermato inoltre che il fondo dovrebbe partire entro l’anno, sostenendo la posizione di Gentiloni per sostenere l’Italia in grave debito di ossigeno. Per la Commissione Ue la relativa rapidità della risposta è essenziale anche per posizionarsi nel gioco politico-finanziario globale tra Usa e Cina. In termini assoluti la risposta fiscale europea è inferiore a quella del governo degli Stati Uniti, ma al momento il fondo serve per dimostrare una credibilità politica. La direzione è quella indicata più di un mese fa da Gentiloni con il collega francese al mercato interno Thierry Breton. Insieme avevano sdoganato il fondo della ripresa da 1500 miliardi di euro. La presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen presenterà il progetto mercoledì 27 maggio. Nel frattempo non sono esclusi altri colpi di scena.

NULLA SARÀ GRATIS, in ogni caso. Dombroviskis ha detto che i fondi saranno legati a «investimenti» e «riforme». Nove anni fa questa parola baule significava «austerità», legge Fornero sulle pensioni o Jobs Act che hanno peggiorato la crisi. Domani?

CON IL FONDO per la ripresa sono sette gli strumenti anti-crisi adottati in Europa. Il piano di acquisto dei titoli di Stato denominato «Pepp» dalla Bce con 750 miliardi per rendere sostenibile l’aumento del debito, e in particolare dell’Italia. La sospensione del patto di stabilità e crescita deciso dalla Commissione Ue di cui la presidente della Bce Christine Lagarde ha chiesto ieri la revisione, già prevista dalla stessa Commissione, prima del suo ripristino. Non sono ancor chiari i termini di questa riforma che nascerà da un compromesso tra i governi. C’è poi la modifica delle norme sugli aiuti di stato che il governo sta usando per il prestito alla Fca da 6,3 miliardi. Ieri l’Ecofin dei ministri dell’economia ha adottato il «Sure» da 100 miliardi per finanziare le casse integrazioni e il bonus per gli autonomi. Partirà dal primo giugno e durerà fino al 31 dicembre 2022. Ci sono i prestiti da 200 miliardi per investimenti dalla Banca europea degli investimenti, in corso di definizione. E poi c’è il radioattivo (per il governo Conte) Mes destinato alle spese dirette e indirette per l’emergenza sanitaria (240 miliardi, all’Italia 37 miliardi). Manca il finanziamento del Welfare continentale, tutto resta incentrato sugli investimenti alle imprese, considerando che la cassa integrazione è una perdita di salario per i lavoratori e un sostegno alle loro aziende.

LA DECISIONE di Merkel di ufficializzare la linea seguita da settimane con Macron ieri è stata attaccata dalla destra nazional-populista Afd: «La cancelliera si è inchinata di nuovo alla cupidigia della Francia e degli stati meridionali sovraindebitati» ha detto la capogruppo di Afd Alice Weidel, sottolineando come il fondo sia, sotto mentite spoglie, simile agli invisi «Eurobond» che Merkel ha escluso già dal 9 aprile scorso. In realtà si tratta di un passo verso il rilancio dell’egemonia politica tedesca in Europa e del rinnovo dell’alleanza con i francesi.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto[1]

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