Sulla piattaforma «Io resto libero» la resistenza al virus e alle disuguaglianze

by Adriana Pollice * | 26 Aprile 2020 16:48

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La pandemia ha spostato il 25 aprile dalle strade alla piazza virtuale. L’Anpi sulla pagina social ha postato una serie di contributi come il partigiano della Brigata Maiella, Arnaldo Ettorre, che suona Bella ciao al mandolino. L’appuntamento per le celebrazioni ufficiali era sulla piattaforma www.25aprile2020.it dedicata all’evento #iorestolibero, ospitato sui siti di Repubblica, La Stampa, Corriere, Il Fatto quotidiano, Radio popolare, il manifesto, Avvenire, Il secolo XIX, Giornale di Sicilia.

Il programma è iniziato con una versione acustica dell’Inno di Mameli: Tosca ha eliminato dall’arrangiamento il tono da marcia militare per una lettura più sofferta chitarra e violoncello. Quindi è toccato a Lella Costa introdurre gli interventi. Il primo messaggio di Carla Nespolo, presidente Anpi: «È il 75esimo anniversario di una storia meravigliosa, di un popolo in armi contro il nazifascismo. La nostra Costituzione è nata dalla resistenza: pace, lavoro, ambiente, la Carta va attuata e non solo letta. Facciamo che la società che uscirà da questo momento buio sarà più giusta, libera, solidale, come i partigiani ci hanno insegnato».

Il testimone è poi passato a Maria Lisa Cinciari Rodano, staffetta nei gruppi cattolici comunisti: «Resistenza oggi è sopravvivere al virus – ha spiegato -. Quando ero studentessa a Roma era opporsi alle norme del regime: camicetta bianca e gonna nera, le sfilate in via dell’Impero. Dopo l’8 settembre resistenza divenne opporsi alla dominazione nazifascista: scritte sui muri, stampa clandestina, chiodi nel strade per bloccare le truppe di occupazione. Con la Liberazione ci fu la frenetica costruzione della democrazia. Il 25 aprile ci dice che la liberazione è difficile, dura, faticosa ma possibile».

La conclusione a Sara Diena, ventenne attivista di Fridays for Future: «Tornare alla normalità, ma quale normalità? Non quella basata su diseguaglianze, individualismo, indifferenza. Il futuro si sta sgretolando, serve la transizione ecologica altrimenti arriveranno altri disastri ambientali e socioeconomici. Mio nonno partigiano mandò una cartolina alla madre: “Libertà non per noi ma per tutti” c’era scritto. Combattiamo una nuova battaglia per un mondo più equo e più giusto». Titoli di coda su Bella ciao affidata alla Bandakadabra feat Saba Anglana e l’Orchestra Alta felicità.

Sul sito e sui social de il manifesto il 25 aprile è proseguito con «Fase 25, il governo necessario»: 25 intellettuali hanno pubblicato video vestendo i panni del presidente del consiglio impegnato in un messaggio alla nazione. Ai lettori il compito di discutere e confrontarsi per arrivare a un manifesto, premessa per un nuovo inizio. Anche qui ad avviare il discorso ci ha pensato Bella ciao, proposta da sette artisti di origini e lingue differenti coordinati dal cantautore Tommaso Primo. Un altro pezzo della cornice arriva dal video Non sono io, realizzato da Cospe e dall’associazione Carta di Roma. Il 25 aprile visto dai migranti: «Siamo una sola comunità – è il messaggio -. Il nemico, l’invasore, quello che ti ruba il lavoro non siamo noi ma il virus».

Spazio quindi ai presidenti del consiglio, alcuni decisamente riluttanti. Luciana Castellina, ad esempio: «Se fossi la presidente non sarei come gli altri. La liberazione dal virus non avverrà con la scoperta del vaccino. Cosa lo ha provocato? La devastazione del mondo che abbiamo provocato. Dal dramma usciamo se tutti facciamo qualcosa, non solo delegando il che fare. La trasformazione necessaria è fatta di atti duri e difficili: è necessaria una società partigiana. Basta avere merci a buon mercato distruggendo la natura, quello che conta sono i consumi collettivi in servizi sociali. Dobbiamo lottare perché le istituzioni agiscano, lottare contro le nostre abitudini».

Rifiuta la carica anche Maria Rosaria Cutrufelli: «Non ho messaggi, spero che dopo la quarantena torneremo a esercitare la socialità, abbattendo i muri dell’egoismo privato. Costruiamo nuove reti di solidarietà, occupiamo con più determinazione gli spazi pubblici della politica».

A suo agio nei panni del premier Ascanio Celestini. Il discorso presidenziale elenca le restrizioni alla libertà applicate durante la crisi: «Sono mutazioni del comportamento imposte dal governo e da voi accettate subito. Siamo un esempio, secondo alcuni. Altri indicano le misure come una tendenza crescente a usare lo stato di eccezione come paradigma di governo. Le ragioni di igiene e sicurezza pubblica si risolvono nella militarizzazione del paese, fino a farvi controllare da un’app, una misura coercitiva da stato autoritario permanente, ma sono opinioni. Avete perso la vostra libertà e sembra che non ve ne freghi nulla. Quando l’avevate vi serviva? Forse tra settimane, mesi, anni, si ripristineranno delle libertà ma di quali libertà avete bisogno? Se ne avete bisogno».

E Franco Bifo Berardi: «È il 25 aprile, d’accordo, ma ci deve essere stato un equivoco: 75 anni fa credevano che fosse finito il nazismo ma non è vero, è ovunque, parla inglese ma anche un po’ olandese. Ci sono gli olandesi che arrivano. Buona fortuna, che vi posso dire».

* Fonte: Adriana Pollice, il manifesto[1]

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