Siria. Continuano i combattimenti e gli ultimatum turchi contro Assad

by Chiara Cruciati * | 28 Febbraio 2020 9:56

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Mai la Siria è stata tanto invisibile quanto al tempo del coronavirus. Eppure si continua a combattere a Idlib, la provincia nord-ovest siriana da cui in due mesi – secondo dati Onu – 900mila persone sono fuggite per i bombardamenti russo-siriani che da mesi colpiscono la zona.

Ieri le opposizioni islamiste filo-turche hanno preso la città di Saraqeb, strappandola a Damasco. Una vittoria non da poco: Saraqeb ha una posizione strategica, il punto in cui le autostrade M4 e M5 si incontrano, collegando il nord e il sud, Aleppo alla capitale Damasco passando per Homs e Hama. Ed è porta di accesso alle città di Idlib e Ariha, le più grandi della provincia.

Così non da poco da ridare slancio ai gruppi islamisti che hanno fatto di Idlib, in questi anni di guerra civile, il bastione delle opposizioni, il centro amministrativo di una galassia che continua a ruotare, con più o meno fedeltà, intorno alla «filiale» qaedista siriana, l’ex Fronte al-Nusra.

Riprende slancio anche il presidente turco Erdogan, impegnato da giorni in uno scontro diplomatico e militare ad alta intensità: ai ferri corti con il nemico-amico russo, prossimo a lanciare una vera e propria operazione su Idlib in chiave anti-Damasco, mercoledì Erdogan ha rimesso sul tavolo l’ennesimo ultimatum. O il governo siriano si ritira o la Turchia interverrà per impedire che Idlib torni sotto il controllo del presidente Assad.

«Stiamo pianificando di liberare le nostre postazioni – ha detto all’incontro del gruppo parlamentare dell’Akp – dalle [forze siriane] che le circondano entro la fine del mese, in un modo o nell’altro».

Il riferimento è alle 12 postazioni di osservazione costruite da quando Ankara invase il nord della Siria nell’agosto 2016 per andare a occupare prima il cantone curdo-siriano di Afrin e poi 100 km di territorio del Rojava. E continua ad ammassare truppe: in queste settimane sono arrivati in territorio siriano centinaia di carri armati e artiglieria pesante a sostegno dei gruppi islamisti.

Forze che esplodono anche contro il principale sponsor damasceno, la Russia: ieri, secondo l’emittente tv Rossiya 24, l’esercito turco avrebbe aperto il fuoco contro aerei da guerra russi. La battaglia per Idlib prosegue, con il suo carico di morte e di interessi di parte.

* Fonte: Chiara Cruciati,  il manifesto[1]

photo by ANF News

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