by Sebastiano Canetta * | 21 Febbraio 2020 18:39
Tobias Rathjen, trovato morto nella sua abitazione insieme alla madre, deteneva legalmente le armi della mattanza
Era pronto ad «annientare i popoli la cui espulsione dalla Germania non è più possibile» perché «la scienza ha dimostrato che alcune razze sono superiori ad altre».
Così sei giorni fa dal suo account YouTube, Tobias Rathjen, 43 anni, che mercoledì notte ad Hanau (20 chilometri da Francoforte) ha massacrato a colpi di fucile nove persone nei due “Shisha-bar” frequentati dalla comunità curda.
Prima di spararsi un colpo in testa, dopo avere ucciso la madre 72 enne nel suo appartamento. Le vittime sono tutte “selettivamente” di origine straniera, scelte in base alla «profonda mentalità razzista del killer», come conferma sia la polizia che la procura del Land.
È la strage di un «uomo colto che ha frequentato l’università e si esprime in perfetto tedesco» annota Peter Neumann, direttore del Centro studi federale sulla radicalizzazione. Ossia dell’ennesimo terrorista nell’orbita “ideologica” dell’estrema destra che non si rivela pazzo e tantomeno una meteora; se è vero come rivela la Bild che le autorità tedesche (magistratura compresa) erano informate delle idee filo-naziste di Rathjen «fin dallo scorso novembre» e la comunità curda di Hanau aveva denunciato alla polizia la minaccia.
Eppure, alle 22 dell’altroieri è piombato «il giorno che non credevamo fosse possibile» per dirla con le parole di Klaus Caminsky, borgomastro della Spd, sconvolto per il massacro destinato a «marchiare per sempre l’anima della città».
MENTRE A BERLINO la cancelliera Angela Merkel condannava il razzismo e l’odio di estrema destra come «veleni per la nostra società» e il ministro dell’Interno Horst Seehofer si precipitava nella cittadina per garantire ai 100 mila abitanti che – il giorno dopo – «il governo federale è a fianco delle vittime quanto della comunità locale».
UNA COMUNITÀ sconvolta per l’attentato che 48 ore fa ha lasciato per terra nove cadaveri di giovani tra i 21 e i 44 anni oltre ai cinque feriti (uno in condizioni gravissime) attualmente ricoverati nei reparti dell’ospedale locale.
Tra le vittime una donna incinta uccisa poco prima della giovane cameriera polacca e dopo i ragazzi curdi e nordafricani. Quasi tutti tedeschi con doppio passaporto, come conferma l’ambasciata turca a Berlino che ieri ha dichiarato la morte di cinque connazionali.
Per la mano (legalmente) armata di Rathjen che pur «non avendo avuto rapporti con una donna negli ultimi 18 anni» – come spiega nel video-appello agli atti della Procura generale – era integrato nella società al punto da risultare tra gli aspiranti impiegati di banca nei corsi di tirocinio.
Tuttavia, resta provato che il killer filo-nazista di Hanau non ha una doppia personalità. Per gli inquirenti la sequenza del massacro coincide con la pianificazione tutt’altro che istintiva o improvvisata.
MERCOLEDÌ SERA Rathjen ha parcheggiato la sua Bmw blu davanti alla porta del Midnight, un locale dove si fuma il narghilé frequentato soprattutto dalla comunità curda. Ha suonato al campanello prima di entrare nella sala principale e cominciare a sparare alla cieca, come raccontano i testimoni oculari. Cinque morti. Poi si è spostato nel quartiere Ovest e ha individuato l’Arena Bar e Cafè, un altro “Shisha-bar”, dove ha replicato con le ultime quattro vittime. Prima di togliersi la vita nel suo alloggio dove ieri alle 5 la polizia lo ha trovato insieme al cadavere della madre e all’arma della strage.Un atto legato all’“internazionale terrorista” di estrema destra, secondo Sebastian Fielder, presidente dell’Agenzia d’intelligence federale, che individua paralleli tra i nove omicidi di Hanau, la strage della Sinagoga di Halle e i morti di Christchurch in Nuova Zelanda. Ciò nonostante, l’Associazione delle Armi tedesca, pure «attonita per i gravi fatti», ieri ha ribadito che non c’è alcuna necessità o urgenza di inasprire il controllo sulla vendita e la detenzione di pistole e fucili nella Repubblica federale.
PROPRIO IL CONTRARIO di quanto sostiene Nils Duquet, ricercatore al “Flemish Peace Institute” a cui «è chiaro che abbiamo un problema di sparatorie in luoghi pubblici in tutta la Germania, come peraltro avevano già dimostrato i fatti di Halle».
Dopo i quali, esattamente come ieri, su tutti gli edifici pubblici sventolano le bandiere a mezz’asta e i politici sono costretti a disertare per lutto gli impegni pubblici, a partire dal Carnevale di Colonia.
Sono scesi in piazza, invece dalle 18 alle 20 di ieri, migliaia di tedeschi a Berlino, Francoforte, Stoccarda, Monaco, Dresda, Lipsia, Colonia, Amburgo contro il terrorismo dell’estrema destra e la diffusione del razzismo qui rappresentato soprattutto (e anche in Parlamento) da Alternative für Deutschland, che anche ieri è stata bandita dalla lista degli interlocutori istituzionali dalla segretaria Cdu, Annegret Kramp- Karrenbauer.
* Fonte: Sebastiano Canetta, il manifesto[1]
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