Gran Bretagna. Nel rimpasto di Johnson solo fedelissimi

Gran Bretagna. Nel rimpasto di Johnson solo fedelissimi

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Cancellato il cancelliere, scacco matto allo Scacchiere. Ieri Boris Johnson ha presieduto il suo primo consiglio dei ministri con a fianco il successore del neotrombato Sajid Javid, Rishi Sunak. All’indomani del rimpasto nudo che ha visto consumarsi l’allontanamento di Javid e di altri quattro ministri, il duopolio Johnson-Cummings (Dominic of course, l’ormai arcinoto Barnum del circo Brexit) ha così tradotto quei bulgari ottanta seggi di maggioranza conseguiti nelle elezioni dello scorso dicembre nell’accentramento agognato.

Che Javid sia dimissionario o sia stato licenziato è questione di lana caprina. Il nemmeno quarantenne Sunak, ex Goldman Sachs, nello spazio di qualche mese si è ritrovato dal mescolargli il tè a sfrattarlo dal numero undici di Downing Street.

È il primo ministro indù della storia britannica, ed è probabile che sia questo a sottrarlo all’oblio futuro. Uno perfetto per Johnson che, visti gli incubi che incombono – economici, commerciali, costituzionali -, vuole evitare di doversi confrontare con il potente inquilino della porta accanto, tradizionalmente indipendente e a capo di uno staff altrettanto nutrito. E che, insomma, cercava uno che non sapesse dire di no. Quanto a Javid, ha avuto troppo rispetto di se per digerire i diktat del duo (volevano che rinnovasse del tutto il suo entourage) e ha dunque mollato senza presentare nemmeno un budget. Era del resto troppo fedele alla feroce linea austeritaria dei predecessori Osborne/Hammond e dunque restio ad aumentare la spesa pubblica, come invece aveva promesso Johnson agli elettori del nord scippati al Labour.

Taking back control, riprendersi il controllo – lo slogan revanscista-paranoide-pubblicitario coniato da Dominic che fa vincere i Tories isolazionisti di oggi proprio come quelli di Saatchi & Saatchi avevano propagandato il vandalismo sociale di Thatcher negli anni Ottanta, sta avendo le sue ripercussioni costituzionali.

Johnson ha di fronte una prateria nella quale vuole galoppare per almeno due mandati: dieci interminabili anni in cui allargare la manica (non solo il canale) impongono una comitiva di lacchè. Ora che il controllo c’è, vedremo a cosa serve. Forse a un’esplosione controllata?

* Fonte: Leonardo Clausi, il manifesto

 

ph: Rishi Sunak by Chris McAndrew – https://api20170418155059.azure-api.net/photo/IoyxMWET.jpeg?crop=MCU_3:4&quality=80&download=trueGallery: https://beta.parliament.uk/media/IoyxMWET, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61331419



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