Migranti. Nascosto nel carrello di un aereo bambino muore assiderato

by Anna Maria Merlo * | 9 Gennaio 2020 19:13

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Ieri mattina alle 6.40 il corpo senza vita di un ragazzino di una decina di anni è stato trovato nel carrello di atterraggio di un aereo Air France, arrivato poco prima da Abidjan, 4,3 milioni di abitanti, capitale economica della Costa d’Avorio. Con un comunicato, Air France definisce il ragazzino, che ieri non era ancora stato identificato, «passeggero clandestino»: ha viaggiato nascosto nel carrello, dove le temperature scendono a -50°.

La compagnia «esprime compassione e deplora il dramma umano». All’aeroporto di Abidjan si interrogano sulle «falle della sicurezza», che hanno permesso al bambino di entrare nel carrello. È l’ultimo dramma della chiusura delle frontiere all’immigrazione legale. Passeggeri morti soffocati nei camion, persone annegate sia nel Mediterraneo che nella Manica, una tragedia che sembra non avere mai fine. Non è la prima volta che accade: nel 2015 e nel 2012, a Londra, non lontano dall’aeroporto di Heathrow, sono stati trovati due corpi senza vita sui tetti di due condomini, la polizia britannica aveva concluso che nei due casi erano probabilmente caduti da aerei in volo, provenienti dall’Africa.

In Francia c’è stato un dramma analogo nel 2013. Quello di ieri ha origine in Costa d’Avorio, paese dove ad ottobre si terranno elezioni presidenziali. Il presidente attuale, Alassane Ouattara, artefice della fine del franco Cfa come moneta dell’Africa occidentale, non ha ancora dichiarato se sarà candidato. Intanto ha previsto di modificare la Costituzione, per spianarsi il terreno. La Costa d’Avorio è uscita da un lungo periodo di soprassalti politici, che hanno portato l’ex presidente Laurent Gbagbo (2000-2010) di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aja. A febbraio è attesa la decisione della Cpi sull’appello contro il giudizio di primo grado, che un anno fa ha assolto Gbagbo (che era stato denunciato al Cpi dal successore Ouattara).

La Costa d’Avorio, stando alle statistiche, cresce a un ritmo consistente del 7% l’anno dopo la fine dei disordini politici. Abidjan è una città in espansione, con lavori pubblici dappertutto, un nuovo ponte e un progetto di metropolitana. Ma il paese è sempre più diviso in due società opposte, la parte che trae vantaggi dalla crescita e l’altra, maggioritaria, che ne paga il prezzo attraverso aumenti di tutto, dai trasporti alla casa all’alimentazione, attirata da Abidjan ma poi costretta a vivere ai margini. Al punto di sognare l’Europa, ad ogni costo.

* Fonte: Anna Maria Merlo, il manifesto[1]

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