Medici senza frontiere denuncia: «Il governo greco nega le cure ai profughi»
«Vediamo molti bambini colpiti da malattie, come gravi problemi di cuore, diabete o asma, costretti a vivere in rifugi di fortuna, in condizioni orribili e antigieniche, senza accesso alle cure mediche specialistiche e ai farmaci di cui hanno bisogno».
A lanciare l’ennesimo allarme sulle condizioni sempre più disperate nelle quali vivono i migranti chiusi nei centri che si trovano sulle isole greche è Medici senza frontiere che denuncia come in almeno uno dei campi in questione, quello di Moria sull’isola di Lesbo, il governo greco stia seriamente mettendo a rischio la vita di oltre cento minori. Le autorità di Atene, denuncia infatti l’ong, «stanno deliberatamente negando ad almeno 140 bambini con malattie croniche, complesse a potenzialmente mortali la possibilità di ricevere cure mediche adeguate», spiega Vittoria Zingariello, responsabile del team degli infermieri di Msf a Lesbo. L’ong sta trattando con il governo per ottenere il trasferimento sul continente almeno dei bambini, tra i quali alcuni neonati, senza però aver ottenuto risultati, almeno finora. «La riluttanza del governo – avverte Msf – non è solo vergognosa, ma rischia anche di determinare danni irreparabili ai loro stati di salute, se non di condurli addirittura alla morte».
I campi di rifugiati che si trovano a Lesbo, Samos e Chios sono da anni al centro dell’attenzione delle organizzazioni umanitarie per le condizioni di estremo sovraffollamento nelle quali i migranti sono costretti a vivere. Soltanto a Moria si contano 19 mila persone, quando potrebbero entrarcene solo tremila, e per di più praticamente senza servizi igienici e con forti problemi di sicurezza. In un video diffuso dall’ong una donna originaria della Somalia chiede aiuto per i suo bambino. Abdul, 7 anni, è paralizzato ed epilettico. «Mi hanno detto che non ci sono specialisti e che va trasportato in un ospedale più grande», spiega nel filmato. «A oggi non ho trovato una sola persona che mi abbia aiutato con il mio bambino. Ho lasciato altri tre figli a casa per poter aiutare mio figlio». Storie drammatiche, come drammatico è il racconto di un uomo proveniente dall’Afghanistan: «Mia figlia di 6 anni, Zahra, soffre di autismo e viviamo in uno spazio minuscolo, praticamente senza elettricità – spiega -. Spesso nel cuore della notte ha convulsioni e non c’è nessuno che ci aiuti».
Atene sta di fatto abbandonando i rifugiati al loro destino, cercando solo di rimandarli indietro in Turchia. «Da giugno dell’anno scorso il governo ha revocato l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica ai richiedenti asilo e alle persone senza documenti che arrivano nel Paese, lasciando 55 mila uomini, donne e bambini senza possibilità di cura», denuncia Msf.
A peggiorare le cose ci sono poi le proteste della popolazione delle isole contraria alla presenza dei migranti. Mercoledì scorso i governatori regionali e sindaci hanno organizzato una giornata di sciopero nella quale cittadini e imprenditori hanno chiesto al governo di intervenire allontanando i rifugiati, come se il problema del sovraffollamento dipendesse da loro e non ne fossero invece vittime. La risposta alla protesta del ministro dell’Immigrazione Notis Mitarachi è stata di voler decongestionare i centri favorendo i ritorni verso la Turchia.
* Fonte: Leo Lancari, il manifesto
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