by Maurizio Pagliassotti * | 11 Dicembre 2019 10:01
TORINO. Quella che fu, nel 2018, la piazza delle manifestazioni di massa delle “madamine” pro Tav, quarantamila presenze, e dopo un mese dei No Tav, cinquantamila, ieri è stata riempita dal popolo delle Sardine, con un’«adunata generale» che ha sorpreso perfino i manifestanti. Alle sette di sera piazza Castello deborda di persone che giungono perfino davanti alle vetrine della lontana via Roma.
Si ha una chiara dimensione dell’adunata quando arriva il momento degli interventi: in fondo alla piazza, gremitissima al punto che non si riesce a penetrare il muro di uomini e donne, giunge il vago suono di giovani voci che di tanto in tanto vengono coperte da esplosioni di applausi.
«BELLA CIAO», viene intonata alle sette e mezza di sera, dopo qualche minuto di impenetrabile silenzio che carica la folla: cantata a mezza voce, si allarga come un contagio e coinvolge le molte anime di questo mondo. Poco distante dal palco è presente l’Anpi, ben visibile, la cui presenza chiude ogni discussione su da che parte siano schierate le Sardine sul tema dell’antifascismo: in piazza sono assenti ovviamente tutti i rappresentanti della destra.
Piazza Castello, una piazza che rappresenta sempre una sfida vertiginosa date le dimensioni, ha stipato per un’ora torinesi e non solo: in una tiepida serata invernale, poco distante dalle vie dello shopping addobbate a festa con le luminarie delle «Luci d’Artista», le Sardine hanno dato una prova di forza dopo le polemiche scaturite dalle divisioni sul delicato nodo della Torino-Lione; polemiche nate da una gaffe di una delle otto “madamine” – gruppo nato, gonfiato a dismisura e dispersosi in pochi mesi – che ipotizzava una presenza visibile, arancione, in piazza. Ipotesi stroncata dagli organizzatori, fedeli alla linea della totale assenza di simboli riconducibili a ogni appartenenza.
Qualche sciarpa arancione c’è , qualche bandiera bianca con il treno crociato pure; in piazza le due componenti ci sono, invisibili reciprocamente perché ignote le une alle altre. Numeri non eclatanti, volti dispersi nella gigantesca piazza, ma presenti. Simboli di due mondi lontani che lo scorso anno battagliavano a suon di manifestazioni di massa e invece, ieri sera, erano fianco a fianco in virtù del comune denominatore dell’antifascismo.
«Sono favorevole alla Tav, certo. Perché sono in una piazza insieme a chi non vuole la Tav?» risponde decisa una signora di Moncalieri munita di spilla arancione. Che prosegue: «Magari sbaglio ma io credo che siamo di fronte ad una destra proto fascista, aggressiva e determinata: penso che sia necessario un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale, per questo sono qui. Comprendo di stare facendo un paragone con un momento e un soggetto gigantesco della storia, ma io sono qui con quello spirito. E non credo di essere l’unica, anche se molti non lo dicono».
ALLE SETTE DI SERA piazza Castello è già stracolma di persone: giovani compresi tra i sedici e venticinque anni rappresentano il grosso del corpo sociale che ondeggia di fronte alle facciata barocca di palazzo Madama: un mondo che rimanda ad una vaga sensazione di non professionisti delle piazze, come se una parte del popolo dello shopping che di solito osserva indifferente da lontano, sospettoso, avesse deciso di partecipare per la prima volta.
«Prima volta ad una manifestazione in piazza», è la risposta che connota un buon numero di ragazzi presenti: la piazza delle Sardine torinesi è una sorta di rito iniziatico, che fa storcere il naso ai compagni presenti, sicuramente numerosi, che vorrebbero simboli e contenuti più strutturati, più Novecenteschi.
Che l’adunata non sia supportata da organizzazioni strutturate lo si evince dalla spontanea baraonda generale: il palco è posizionato su un furgoncino che non si vede tanto è piccolo in una piazza così grande, l’impianto sonoro è sottodimensionato, la musica molto varia copre buona parte del tempo mentre gli interventi sono brevissimi e mai connotati da quel crescendo sonoro tipico dei comizi.
Pochi hanno portato un libro, come da richiesta degli organizzatori, molti hanno invece una sardina di cartone recante la scritta «Bella ciao», mentre i simboli di partito sono quasi inesistenti. Rifondazione Comunista si presenta con trenta quaranta persone munite di sardine di cartone rosse che danno vita a una macchia nella piazza molto visibile: si definiscono, appunto, «sardine rosse».
Alle otto di sera la piazza si svuota lentamente: scatta anche l’inno nazionale che la piazza della madamine pro Tav intonò quattro volte di fila in loop. Momento patriottico molto applaudito, nello sconcerto di qualcuno.
Al termine altri brevi interventi e rock and roll, mentre la manifestazione politica si trasforma in festa e i ragazzi iniziano a ballare ai piedi del palco furgoncino.
* Fonte: Maurizio Pagliassotti, il manifesto[1]
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