Rifiuti nucleari, allarme per 12mila tonnellate dalla Germania in Russia

Rifiuti nucleari, allarme per 12mila tonnellate dalla Germania in Russia

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MOSCA. La notizia ha scosso tutti gli Urali: Greenpeace Russia ha comunicato qualche giorno fa che la società tedesca Urenco, presente in Bassa Sassonia con un grande impianto per l’arricchimento del costoso e ben poco salubre uranio, ha iniziato dal 30 novembre a spedirne su strada ferrata scarti (tecnicamente “code di uranio”) in Russia. Greenpeace ha rivelato che a seguito di un accordo tra Rosatom (la società statale russa che si occupa di nucleare) tra il 2020 e il 2022, 12 mila tonnellate di scorie di “uranio impoverito” delle centrali nucleari tedesche attraverseranno mezza Europa per raggiungere il sito di stoccaggio previsto a Novourlalsk la città al confine della Siberia non lontano da Ekaterinburg, presso il locale stabilimento elettrochimico.

Dopo il primo lotto, sarebbe già arrivata nella città sugli Urali il 9 dicembre una seconda partita di 60 tonnellate di scorie radioattive. E un terzo treno di rifiuti atomici starebbe raggiungendo la Russia: lo afferma Greenpeace Germania che in solidarietà con gli ecoattivisti russi ha bloccato per più di un’ora nella città di Burgsteinfurt un altro convoglio della Urenco diretto in Russia.

LA MOBILITAZIONE contro un’operazione commerciale che riduce la Russia a discarica delle multinazionali occidentali è iniziata subito con flash-mob e presidi sia a Novouralsk sia Ekateringburg. E i giovani artisti della zona dell’associazione Post Art hanno inaugurato una mostra al cui interno è stata realizzata un’esibizione teatrale contro l’inquinamento e le scorie nucleari.

TUTTAVIA SECONDO il consulente del governo russo Dmitry Gorchakov gli ambientalisti starebbero facendo solo del «terrorismo». «Secondo le leggi russe, i rifiuti radioattivi non sono più soggetti a ulteriori usi. E se così è, allora questo non è uno spreco. Dopo tutto i rifiuti domestici, se sono disponibili le tecnologie necessarie, possono trasformarsi da rifiuti in materie prime per il riciclaggio. Pertanto, le nostre tecnologie di arricchimento dell’uranio consentono di ottenere un prodotto utile dai “rifiuti” europei che possono essere restituiti al cliente come materiale riciclabile» afferma Gorchakov.

L’allarme ambientale in Russia ha superato da tempo il livello di guardia. Alla deforestazione di intere regioni della Siberia dovuta a incendi dolosi appiccati dalla criminalità locale in combutta con le società cinesi che ne possiedono il diritto di sfruttamento si aggiungono la costruzione di discariche in zone incontaminate della repubblica Komi, risvegliando però l’opinione pubblica russa. Di tutt’altro avviso chi scende invece in piazza: «Il paese ha già 1.200 tonnellate di residui di uranio» spiega Angela una delle organizzatrici delle proteste. «Tutto ciò viene scaricato all’aria aperta e in 10 anni solo il 7% è stato riciclato. Insomma ci portano rifiuti tossici dalla Germania e li immagazzinano nei nostri cortili» dichiara Angela convinta.«Nella mia famiglia 3 persone sono morte di cancro. E vivevano in un villaggio, a 120 chilometri da Ekaterinburg. Ci sono meno di mille abitanti da noi e uno su tre muore di cancro» denuncia la giovanissima Anya che ha preso un bus all’alba per arrivare in città a protestare.Insomma le “code di uranio” non un granché gradite in Germania sembra abbiano trovato in queste lande dei siti dove possono essere scaricate pagando profumatamente il governo russo, il quale a sua volta, visti i costi altissimi del riciclo, ne abbandona il 90% in discariche a cielo aperto: un cinico business in cui le cavie sono gli abitanti di quelle zone.

I GIOVANI SONO I PRIMI a mobilitarsi e a imparare cosa significa la repressione della polizia. Ieri mattina all’alba i corpi speciali della polizia “Omon”, sono intervenuti in forze a Kazan per smantellare una tendopoli approntata dai giovani della capitale tatara contro la locale discarica di rifiuti. Quaranta attivisti sono stati portati in questura, 19 sono stati fermati e uno arrestato mentre 2 giovani ragazze sono state portate in ospedale dopo il rude intervento delle forze dell’ordine.

«Noi forse non abbiamo le grandi mobilitazioni dei Friday for future come nel resto dell’Europa ma ci battiamo per obiettivi concreti» spiega Ivan, uno dei ragazzi della tendopoli di Kazan. Ma questo non vuol dire che i giovani russi si limitino alla pura resistenza, non guardino alla battaglia per affrontare a monte il problema dell’ambiente. Accanto all’act locally anche in Russia sempre di più si fa strada il think globally. «Neppure a Mosca che vorrebbe presentarsi al mondo come capitale all’avanguardia, esiste la raccolta differenziata e questa è la mancanza di responsabilità del nostro potere politico con cui dobbiamo fare i conti» conclude Ivan.

* Fonte: Yurii Colombo, il manifesto

Foto di Dirk Rabe da Pixabay



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