Bolivia. Si avvicina il voto, il governo golpista ordina la cattura di Morales

by Claudia Fanti * | 20 Dicembre 2019 12:40

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È arrivato il giorno del 14.mo anniversario della Rivoluzione democratica e culturale, avviata da Evo Morales con la sua prima vittoria del 18 dicembre del 2005, l’annunciato ordine di cattura nei suoi confronti per i presunti reati di sedizione, terrorismo e finanziamento al terrorismo, sulla base di un audio in cui, all’indomani del golpe, una persona identificata come l’ex presidente incitava al telefono il cocalero Faustino Yucra a realizzare blocchi stradali per impedire che nelle città entrasse cibo.

Un «regalo», quello del governo golpista, mirato a scongiurare il suo temuto ritorno nel paese nel momento in cui, con la conformazione del nuovo Tribunale supremo elettorale (Tse), è già partito il conto alla rovescia per la convocazione delle elezioni presidenziali.

I sette nuovi membri del Tse – di cui uno scelto dall’autoproclamata presidente Jeanine Añez e i restanti sei eletti mercoledì dall’Assemblea legislativa tra i candidati con il maggior numero di requisiti richiesti – avranno dieci giorni utili, e non più solo 48 ore come inizialmente previsto, per fissare la data delle nuove elezioni.

Si attende entro la fine del mese anche l’annuncio dei candidati del Movimiento al Socialismo alla presidenza e alla vicepresidenza. I più gettonati sono l’ex ministro degli Esteri aymara (dal 2006 al 2017), poi segretario dell’Alba, David Choquehuanca – già indicato come candidato presidenziale in una sorta di primarie interne del partito dalle organizzazioni contadine di La Paz – e il vicepresidente dei cocaleros del Trópico de Cochabamba Andrónico Rodríguez, designato dai produttori di coca del Chapare.

Non sarà in ogni caso facile – come ammesso anche da Morales, eletto all’unanimità come capo della campagna del Mas – individuare un candidato unitario che soddisfi le aspettative delle diverse regioni del paese, dall’Altipiano all’Amazzonia, e dei differenti settori sociali, da quello indigeno e contadino alla classe media.

Tanto più dinanzi alle divisioni emerse nel partito tra la cosiddetta ala dura, rappresentata dalla ex presidente del Senato Adriana Salvatierra, e quella rivelatasi più disposta a negoziare con il governo golpista, guidata dall’attuale presidente del Senato Eva Copa, la principale artefice dell’accordo sul nuovo processo elettorale invisa ai cocaleros del Chapare, che ne hanno chiesto la sostituzione con il senatore Pedro Montes.

Richiesta respinta dal capogruppo del Mas al Senato Efraín Chambi che, esprimendo pieno sostegno all’attuale presidente quanto al precedente, ha ribadito l’«unità granitica» del partito al servizio degli «interessi del popolo».

* Fonte: Claudia Fanti, il manifesto[1]

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