by Massimo Franchi * | 15 Novembre 2019 16:30
Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, domani tornate a manifestare al Circo Massimo[1], un luogo assai simbolico per la Cgil.
Sì, ma non c’è nessun legame col 2002. L’idea era quella di scegliere una piazza diversa, ci saranno stand per dare modo ai pensionati di dimostrare partecipazione e orgoglio. Al di là del tempo atmosferico che non ci spaventa, volevamo presidiare una parte importante e centrale di una città così devastata come Roma.
Al centro della manifestazione unitaria dei pensionati con Fnp Cisl e Uilp c’è il tema della non autosufficienza. Un dramma sempre più ampio nell’Italia di oggi.
Sì, è la nostra priorità. Dare voce ai 3 milioni di persone non più autosufficienti con cronicità sempre più gravi e ai 10 milioni di familiari. Chiediamo un welfare universale che affronti il problema in modo serio e con risorse adeguate, una politica di un fenomeno che la demografia del nostro paese allargherà sempre di più e che, a proposito di finto scontro generazionale, se non sarà affrontato ricadrà sulle spalle dei giovani che si dovranno occupare dei loro genitori. È un tema di civiltà: serve una legge nazionale quadro che fissi e finanzi i livelli di assistenza con le Regioni.
Voi avete deciso di scendere in piazza contro la poca attenzione per i pensionati in legge di bilancio durante l’esame parlamentare. Ci sono emendamenti che vi soddisfano e che chiedete di approvare?
Noi stiamo interloquendo con tutti i gruppi parlamentari da cui riceviamo grande disponibilità sia sul tema della non autosufficienza che della rivalutazione delle pensioni che dell’estensione della 14esima. Auspichiamo che il parlamento intervenga ma saremo noi alla manifestazione a proporre emendamenti perché i 30 centesimi al mese che ci danno sulla rivalutazione sono offensivi. Noi siamo quelli che il paese lo tengono unito, che aiutano figli e nipoti, che hanno memoria delle battaglie fatte per conquistare diritti e stato sociale. Non possiamo essere trattati come se non esistessimo.
Il governo Conte 2 però è stato il primo a convocarvi dopo anni di disintermediazione. Che cosa non ha funzionato nella preparazione della manovra?
Certo, qualche elemento di positività c’è stato. Per questo ci auguriamo che da qui all’approvazione definitiva della manovra ci possa essere un ripensamento. I pensionati sono 16 milioni, un terzo del paese: vanno ascoltati. Non ci possono considerare come un “vuoto a perdere”. Negli ultimi 7 anni ci sono stati sottratti 44 miliardi. E questi soldi non sono andati alle giovani generazioni, sono andati a finanziare il debito pubblico. Non si manda avanti un paese impoverendo i pensionati.
Quindi lei non fa alcuna distinzione all’interno del governo? C’era chi voleva aiutarvi di più?
Io vedo un governo e un quadro politico in continua fibrillazione, un governo molto preso dalle polemiche interne in cui ogni partito cerca di avere più visibilità invece che rispondere ai tanti problemi del paese. Siccome abbiamo i barbari alle porte noi speriamo che il governo impari anche grazie alla nostra manifestazione che serve investire nel cambiamento perché se davvero vuole essere un governo di svolta e legislatura serve una visione programmatica che parta da un nuovo welfare universale.
Per la legge sulla non autosufficienza qualche promessa – penso al ministro Speranza – vi era stata fatta.
Sì, ma il mio mestiere è verificare quello che succede. Siamo consapevoli che una legge quadro non si fa in un mese, che serve tempo. Ma avevamo chiesto almeno di incardinarla. E non è successo. Noi non volevamo tutte le risposte subito e siamo d’accordo nel partire dal taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti. Ma facciamo notare che noi pensionati abbiamo una tassazione più alta dei lavoratori dipendenti e nessuno se ne preoccupa e pensa a fare qualcosa per abbassarla.
Dieci mesa fa al congresso della Cgil voi eravate alla testa della parte che accusava Landini di essere un massimalista che avrebbe portato la Cgil sempre in piazza. Domani ci andate voi, mentre molti accusano il segretario generale di essere troppo tenero col governo giallo-rosa. Si potrebbe dire: come cambia in fretta il mondo.
No, io dico che la politica della Cgil ha un senso positivo. Io sono tra quelli che pensava anche ieri che un processo unitario con Cisl e Uil fosse indispensabile. Ora che la Cgil lo fa, io sono il più contento. Se questa è una novità politica è comunque frutto dell’accordo unitario al congresso: si è partiti su opinioni diverse, si è approdati ad una soluzione condivisa. La Cgil, come sempre nella sua storia, è un sindacato che dialoga e si confronta e poi, quando c’è bisogno, lotta.
* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto[2]
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